• Il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri: “Su Expo ndrangheta c’è, è una questione di potere”
    15/04/2015 | www.ildispaccio.it

    REGGIO CALABRIA – “Le mafie sono presenti in Lombardia ed in Piemonte da oltre 40 anni e da 30 anni in Emilia Romagna. Su Expo la ndrangheta c’è, così come è stata presente nell’Alta velocità, nel riammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e nelle grandi opere. Perché è anche una questione di potere, non è soltanto un fatto di guadagno. Potere rispetto alle altre organizzazioni criminali”. Così il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri intervenendo questa mattina a Coffee Break su La7. “Da tangentopoli ad oggi la corruzione è aumentata di molto, per vari fattori. Fattori culturali, perché abbiamo un’etica e una morale più bassa rispetto a 20 o 25 anni fa. Oggi le gare si fanno – ha aggiunto – con la procedura del massimo ribasso, quindi si stanno aggiudicando dei lavori con un ribasso anche del 30 o 40 per cento. Questo vuol dire sicuramente costruire opere in difformità al progetto. Non conformi ad esempio alla legge anti sismica. Questa procedura è sbagliata.

     

    E poi c’è il problema delle varianti in corso d’opera. Non esiste un’opera che si costruisca in Italia dove non ci siano 4 o 5 varianti ed è lì che ci sono le varie mazzette”. “Per quanto riguarda la riforma della giustizia – ha detto ancora Gratteri, che ha presieduto la Commissione per la revisione della normativa antimafia – se vogliamo velocizzare i processi e non vogliamo arrivare alla prescrizione, dobbiamo informatizzare il processo penale. Noi, ad esempio, abbiamo previsto di far sparire la carta. L’avvocato che vuole le copie, va con la penna usb. Va introdotta, inoltre, la video conferenza: tutti i detenuti ad alta sicurezza, cioè, stanno in carcere e seguono il processo via skype e così risparmiamo anche 70 milioni di euro. Ad oggi si fanno le video conferenze solo per i 41 bis. Ma sono solo 800 detenuti, quando abbiamo una popolazione carceraria di 44 mila persone. Noi utilizziamo 10 mila uomini della polizia penitenziaria solo per le traduzioni. Uomini che potrebbero essere utilizzati per il trattamento dei detenuti nelle carceri o fuori dalle carceri. Un’altra cosa importante – ha concluso il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria – è rendere non conveniente delinquere. Un capo mafia non può stare in carcere solo 5 anni. Noi abbiamo previsto di parificare il 416 bis all’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, con una pena conseguente che va dai 20 anni in su”.