• I lombardi di Calabria ai giovani: “Il mito del Nord è finito. Restate e rimboccatevi le maniche…”
    15/08/2013 | Salvatore Tigani | Calabriaonweb.it

    CITTANOVA – Il 17 agosto l’Associazione Calabro-Lombarda torna a Cittanova per il consueto incontro annuale dei calabresi della Lombardia con le proprie origini. Quest’anno l’appuntamento è  ospitato all’interno del “Tradizionandu Etnofest”, la kermesse di musica e cultura popolare giunta ormai alla sesta edizione.L’associazione, che raccoglie oltre 1300 soci, costituisce dal 1995 un punto di riferimento per “chi è lontano da casa”, promuovendo le eccellenze calabresi al Nord e facendosi testimonial dei talenti che ogni anno la nostra terra continua a produrre ed esportare. Nel corso degli anni, infatti, la Calabro-Lombarda si è impegnata nel difficile compito di sostituire nei media e nell’opinione pubblica il cliché del calabrese con la valigia di cartone, che lascia la famiglia per tentare la fortuna nel “ricco Nord”, con la storia “vera” di emigranti che hanno raggiunto, non senza sacrifici e grande impegno, successi straordinari, contribuendo ad alimentare proficuamente il motore della cosiddetta “Locomotiva d’Italia”. Per avere un’idea dell’enorme contributo dato dalla Calabria al Nord Italia, è sufficiente considerare alcune cifre: “Soltanto nella provincia di Milano sono residenti, tra prima e seconda generazione, oltre 2 milioni di calabresi, che lavorano e producono ricchezza. Il 25% delle classe medica milanese, per fare un esempio più specifico, è rappresentata da professionisti calabresi. Stesse cifre per altre categorie professionali, dagli avvocati ai commercialisti”. A fornirci queste statistiche è Salvatore Tolomeo, presidente dell’Associazione CalabroLombarda e instancabile “sponsor” della “Calabria che vuole fare”.

     

    Presidente, il tema dell’incontro di quest’anno è però ambiguo: “I giovani calabresi emigrano al Nord, a Milano si sogna la Calabria”. Sembra quasi un disincentivo a tentare una via che negli esempi appena citati sembra di sicuro successo.

     

    “Più che un disincentivo a partire, è un consiglio a restare in Calabria per sfruttare le sue enormi risorse. Il tema di quest’anno potrebbe essere riassunto ulteriormente così: ‘Il mito del Nord è finito’. Negli ultimi tempi i giovani investono molti soldi per lasciare la Calabria, venire a vivere a Milano, lavorare a meno di mille euro al mese e pagarne seicento di affitto, solo per poi tornare a casa, dopo mesi di sacrifici infruttuosi. Quanti giovani calabresi stanno rientrando dalle altre città settentrionali in questi ultimi anni, delusi e con gli zaini pieni di sogni infranti? Ma se il Nord oggi ha poco da offrire, la Calabria ha ancora grandi ricchezze da sfruttare. Il nostro consiglio, dunque, è: restate e rimboccatevi le maniche. Guardatevi intorno e riscoprite i nostri meravigliosi paesaggi, le coste, quindi il turismo. Non dimenticatevi che la Calabria può vantare una ricchezza gastronomica rara: penso alle castagne, ai fichi d’india, alle more e ai frutti di bosco. L’Italia importa i funghi dalla Cina o dall’ex Jugoslavia, quando la nostra regione ne è ricca. Allora si potrebbe, per esempio, fare squadra, fondare delle cooperative e fronteggiare il mercato cinese. E poi creare un ponte Nord-Sud, una sinergia tra noi che siamo rimasti a Milano e voi che lavorate in Calabria: la nostra Associazione non vive di nostalgia, qui instauriamo rapporti, presentiamo ai grandi distributori internazionali i prodotti e le eccellenze calabresi. A breve ci sarà l’Expo: quale migliore occasione? Le delegazione degli Stati stanno già tastando il terreno e noi stiamo già lavorando per sfruttare questa importante vetrina a vantaggio della nostra terra”.

     

    Perché secondo lei, pur avendo a disposizione tutte queste ricchezze e risorse naturali, la Calabria non ha mai imparato a sfruttarle?

     

    “In Calabria noi abbiamo un doppio nemico: uno storico, e parlo delle situazioni ostili, dalla ‘ndrangheta alla politica, e uno endemico, la scarsa forza di volontà. A combattere quest’ultima ci stanno però pensando i giovani delle nuove generazioni, meno diffidenti delle precedenti, cresciute con una visione più cosmopolita e degli orizzonti più ampi. La verdura del vicino, che prima era più verde della nostra e ci causava disagio, ora può crescere ‘insieme alla nostra’: quante cooperative agroalimentari stanno nascendo dalla collaborazione di piccoli agricoltori? Parafrasando Obama, dovremmo fare nostro questo slogan: ‘Insieme si può fare’. Insieme si può concorrere sul mercato nazionale e internazionale e grazie all’aiuto di associazioni come la nostra si può accedere alla grande distribuzione. È così che possono rinascere industrie un tempo già celebri come quelle della seta. Chi si ricorda che nel ‘700 i Calabresi erano invitati a Lione e a Marsiglia per insegnare la loro rinomata tecnica alle seterie francesi? Una delle più grandi industrie mondiali della seta è oggi a Como, che alleva i bachi da seta proprio in Calabria”.

     

    La Calabria può e deve diventare un brand, allora, da esportare e valorizzare in tutto il mondo?

     

    “Esattamente. E possiamo dire che siamo sulla buona strada. Già da tempo la nostra associazione promuove l’ottimo olio calabrese presso la grande distribuzione, laddove piccoli produttori hanno capito che mettendosi insieme potevano diventare concorrenziali e sfidare le multinazionali, offrendo un prodotto di altissima qualità. Ci sono poi dei giovani che stanno facendo lo stesso esperimento con il vino di Cirò, e qualche giorno fa abbiamo premiato Domenico Menniti di Harmont & Blaine, un catanzarese che ha cominciato recuperando una antica tradizione napoletana di produzione di cravatte e oggi è a capo di una azienda di abbigliamento sportivo di classe. E l’elenco sarebbe lunghissimo, dalla cooperativa sociale Goel, ormai celebre in tutto il mondo, all’altrettanto diffuso Stocco&Stocco cittanovese. Gli esempi ci sono e a elencarli uno dietro l’altro si rimane a bocca aperta, evidenziando un altro ambito in cui la Calabria deve rimboccarsi le maniche: la comunicazione. Gli operatori della comunicazione calabresi hanno una grossa responsabilità nella promozione dei propri talenti. Inoltre anche loro possono seguire lo stesso esempio: riunirsi in cooperative e fronteggiare i colossi nazionali dell’informazione ormai allo stremo. Il nostro ufficio a Milano dunque fa questo: propone ai mercati internazionali tutto ciò che è calabrese, il turismo, la gastronomia, l’industria e l’artigianato. Noi promuoviamo il “made in Calabria”. Se avete una buona idea – questo è la proposta che faccio ai giovani calabresi quest’anno – mettetela in pratica, dopodiché ci occuperemo noi di presentarvi e farvi conoscere”.