• I calabresi si curano fuori regione. L’emigrazione sanitaria arriva al 19% e peggiora l’assistenza negli ospedali
    05/05/2015 | Pietro Bellantoni | www.corrieredellacalabria.it

    CATANZARO – La sfiducia verso la sanità calabrese continua a crescere. Un sentimento che produce un effetto concreto: l’aumento dell’emigrazione verso ospedali fuori regione. Il dato è messo nero su bianco nell’ultimo verbale del Tavolo ex Massicci, secondo cui la cosiddetta “mobilità passiva” supera il 19% dei ricoveri dei residenti per acuti in regime ordinario. Una percentuale superiore rispetto agli ultimi tre anni. La riorganizzazione della rete ospedaliera e assistenziale, evidentemente, ancora non garantisce servizi in grado di convincere i calabresi. Che preferiscono affidarsi alle cure di strutture extraregionali.

     

    Ma è tutta la situazione relativa ai Lea (i Livelli essenziali di assistenza) a preoccupare. Il punteggio complessivo della Calabria, infatti, «si colloca ancora al di sotto della soglia di adempienza piena», sottolineano i tecnici che si occupano della supervisione del Piano di rientro dal debito. L’offerta ospedaliera, ad esempio, è pari a 2,89 posti letto per mille residenti (anno 2014). La dotazione per le “acuzie”, in particolare, arriva a quota 2,40, mentre quella per le “post-acuzie” raggiunge lo 0,50. Quanto all’efficienza della rete dell’emergenza-urgenza, il tempo necessario per l’arrivo dei primi mezzi di soccorso si aggira attorno ai 26 minuti (dato riferito al 2013), un tempo che «risulta largamente superiore alla soglia ritenuta adeguata».
    Insufficiente anche l’assistenza a domicilio per gli anziani, che raggiunge la quota di 0,19% a fronte di un intervallo di riferimento dell’1,8%. Così come è «inadeguato» il numero di posti nelle strutture semiresidenziali per disabili (0,05 contro lo 0,18 standard). «Forti criticità» pure per quel che riguarda l’area della prevenzione, soprattutto in relazione agli screening oncologici. L’ex Massicci, durante la riunione dello scorso 8 aprile, ha poi evidenziato la forte riduzione del tasso di ospedalizzazione per la popolazione ultra-75enne, che risulta pari a 315 per mille anziani, inferiore rispetto al valore di riferimento di 381.

     

    PAGAMENTI
    Se l’offerta sanitaria lascia ancora a desiderare, non va certo meglio sotto l’aspetto prettamente contabile. L’indicatore della regione dice che il tempo medio per i pagamenti delle Aziende sanitarie è superiore a un anno (393 giorni), un dato che comunque è influenzato dalle numerose erogazioni effettuate sul debito contratto prima del 2008. L’ex Massicci ribadisce quindi la necessità «che la struttura commissariale assicuri tutti gli interventi possibili al fine di superare tale situazione», in modo da allineare i tempi di pagamento alle direttive europee fissate nel 2011.

     

    IL DEBITO
    Grande attenzione è riservata alla ricognizione sul debito. La Regione, al IV trimestre del 2014, presenta un disavanzo superiore ai 41 milioni di euro. Cifra alla quale si è arrivati grazie all’aumento delle aliquote fiscali relative all’anno d’imposta 2015, pari a quasi 100 milioni di euro. Tasse più alte che hanno prodotto un avanzo di quasi 59 milioni.

     

    I COSTI
    Diminuisce di circa 25 milioni (rispetto al 2013) il costo del personale dipendente e no, per una spesa complessiva che raggiunte l’1,2 milioni di euro. La riduzione è determinata per 19,8 milioni da personale sanitario e per 5,6 da amministrativi. «Rispetto al programmatico 2014 – scrivono i tecnici del Tavolo – il costo del personale risulta inferiore di 2,5 milioni». La spesa insomma si riduce in tutte le Aziende, ma il dato più rilevante riguarda l’Asp di Reggio, che ha prodotto tagli pari a 12,4 milioni.