• Decreto del governo penalizza gli enti locali. Il sindaco di Polistena: “I Comuni resteranno travolti”
    06/09/2013 | Michele Tripodi, sindaco di Polistena | Comunicato

    POLISTENA – L’articolo 8 del decreto legge n. 102/2013, famoso più per aver sostituito l’Imu con la Srvice Tax, è la dimostrazione di un paese economicamente malandato, sbandato ed inevitabilmente sull’orlo del precipizio. Con questa norma che si tenta di sottacere, il governo dell’inciucio Letta-Alfano ha differito ulteriormente i termini per l’approvazione dei bilanci previsionali, posticipato addirittura al 30 novembre 2013. Per dare una lettura corretta a tale gravissima scelta, mai accaduta prima, va considerata la mancata quantificazione a tutt’oggi dei trasferimenti dello Stato per l’anno 2013 che i comuni attendono da mesi per far fronte alla liquidità delle proprie casse. Al di là del differimento o meno dei termini al 30/11 che comunque desta scalpore, anche perchè sarebbe ridicolo programmare un bilancio per un solo mese, gli Enti territoriali non possono approvare bilanci attendibili senza conoscere la copertura finanziaria dei trasferimenti, requisito ormai indispensabile per superare il monitoraggio della Corte dei Conti.

     

    Il decreto n. 102 del governo arrovellato su se stesso, è pertanto la prova del collasso politico ed economico di un’Italia senza futuro e senza speranza, ricattata dagli assolutori di Berlusconi e dalle nomenclature del Pd a cui non è rimasto nulla della tradizione storica della sinistra italiana. La norma sulla proroga dei bilanci è lesiva della Costituzione, che oltretutto ogni giorno e non solo con provvedimenti specifici, è oggetto di delegittimazione da parte del Parlamento stesso che dovrebbe difenderla e tutelarla. Il bilancio degli Enti Locali infatti, in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione che attribuisce autonomia finanziaria e contabile ai comuni, sarebbe l’unico vero atto politico rimasto alle amministrazioni locali per poter decidere e programmare le scelte ed affrontare i bisogni della propria comunità. Gli enti locali vengono dunque, grazie al governo dell’inciucio che trascura la disperazione sociale ormai dilagante, obbligati a non approvare i propri bilanci previsionali, annientando così l’essenza stessa dei comuni quali presidi autonomi e democratici del territorio. E’ questo il colpo di grazia, dopo il patto di stabilità, dopo i tagli ai trasferimenti, dopo la limitazione del diritto alla rappresentanza dei cittadini con i tagli numerici di consiglieri e assessori, dopo l’esazione di Imu, Tares, ed ora Service Tax. Pertanto, in un quadro di incertezza mai accaduto prima, i comuni in particolare quelli del Mezzogiorno, con più problemi e difficoltà economiche, grazie al governo dell’inciucio del Pd e del Pdl, saranno travolti da anni di passione e rassegnazione che ricadranno sulla popolazione in termini di qualità di servizi e della vita, trascinata nel guado da una classe dirigente centralistica, autoreferenziale, inetta, che va rapidamente congedata dalle istituzioni italiane anche perchè inconsapevole del dramma sociale in atto nel Paese.