• Da Calderoli ad Alfano, l’Italia alle prese con lo scadimento culturale e politico che da vent’anni avvolge la vita pubblica
    "Era tutto prevedibile. Avremmo dovuto meravigliarci, anzi indignarci molto molto tempo fa, quando voci autorevoli ed anche meno autorevoli, ci avevano avvisato del pericolo incombente sulle nostre teste"
    17/07/2013 | Rosanna Giovinazzo | Edicola di Pinuccio

    CASO CALDEROLI, di ulteriore sprezzo xenofobo, vittima il ministro Cécilie Kyenge; blocco del Parlamento per discutere dell’imminente probabile “pericolo” condanna Berlusconi; caso Alfano, con l’espulsione e la consegna nelle mani di un dittatore, di una mamma e della sua bambina, rispettivamente moglie e figlia del principale dissidente del Kazakhstan. Gli ultimi episodi di una serie infinita di scandali e paradossi tutti italiani. Ci scandalizziamo? O tutto, dopo qualche settimana, rientra nella “normalità”, senza conseguenze né politiche, né morali, né legali? O forse è un disegno diabolico per distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica da faccende che riguardano il pane quotidiano, se non la sopravvivenza di molti italiani? Mentre i media di tutto il mondo ci sbattono in prima pagina, la considerazione amara, che è poi una tragica verità, è che, da almeno un ventennio, lo scadimento culturale e politico ha intrapreso una pericolosissima via, quella del non ritorno.

     

    L’imbarbarimento occupa tutti i settori della vita pubblica, tanto da archiviare ogni schifezza detta e fatta, dietro scuse e “chiarimenti” che hanno il sapore dell’ipocrisia e della convenienza personale. “Originalissima”, per esempio, la trovata dell’ ”a mia insaputa”, diventata ormai panacea di tutti i mali. Anche Alfano non sapeva, Calderoli ha chiesto scusa per una semplice battuta, spiritosa, in realtà, e il Parlamento non è stato bloccato, semplicemente c’è stato un momento di riflessione. Non è più il caso di fare confronti con altre realtà, dove fatti del genere o anche molto molto meno gravi, muoiono sul nascere con dimissioni e/o espulsioni. Perché l’Italia è un’altra cosa. L’Italia, per chi se lo fosse dimenticato, è un paese dove è stato concesso a partiti (?!) politici inneggianti al razzismo e al disprezzo di tutti quei principi sui quali si basa l’identità nazionale, di entrare in Parlamento. Si dirà: è la democrazia! No, è l’antidemocrazia.

     

    Perché proprio perseguendo principi anticostituzionali, quali il disprezzo dell’unità nazionale e dell’uguaglianza, per esempio Calderoli, che è il “vip” del momento, è diventato addirittura vice presidente del Senato. E non solo, si paga oltre che con i soldi dei “padani”, anche con quelli degli italiani. E come lui, tutti i suoi compari. L’Italia, inoltre, è un paese in cui è stato permesso ad un’oligarchia finanziaria ed a corporazioni potentissime, di entrare in Parlamento, con tutti i problemi di conflitti di interesse et similia. Ed ancora, l’Italia è un paese che ha consentito che si facesse una legge elettorale porca, che ha determinato un’ingovernabilità tale da mettere assieme il diavolo e l’acqua santa (a questo punto non si capisce chi sia il diavolo e chi l’acqua santa…) per il bene del paese(?!) Sia ben chiaro, tutto democraticamente! Ed è qui il punto. Anzi il dramma. Dunque di cosa ci meravigliamo? Era tutto prevedibile. Avremmo dovuto meravigliarci, anzi indignarci molto molto tempo fa, quando voci autorevoli ed anche meno autorevoli, ci avevano avvisato del pericolo incombente sulle nostre teste. Non si comprende quale possa essere la via d’uscita a questo marciume istituzionale, se non la presa di coscienza forte da parte, almeno, di una larga maggioranza di Italiani, che così non si può andare avanti. E non è più tempo nemmeno di compromessi salvifici, ma di cambiamento radicale ed intransigente.