• Così si mette a rischio la salute dei cittadini e l’ambiente del nostro territorio, che la magistratura intervenga subito. Questa la denuncia della CGIL Piana di Gioa Tauro.
    08/08/2016 | Valerio Romano Segretario Gen. Filcams Cgil Gioia Tauro | Comunicato

    GIOIA TAURO – Quanto successo nei giorni scorsi a San Ferdinando è l’emblema della drammaticità in cui versa il nostro territorio. Viviamo ormai in un aria completamente a continuo rischio ambientale che mette in serio pericolo la vita dei cittadini e di chi ci vive. È ormai fuori da ogni dubbio che nella nostra terra, la politica clientelare e le scelte selvagge di prenditori senza scrupoli, hanno di fatto distrutto la bellezza naturale della nostra terra. Per anni in questa area, hanno prima saturato le discariche per poi abbandonarle e poi smaltito chissá quali rifiuti e quali liquami, senza alcun controllo e nel totale disprezzo della salute pubblica.

    Il Canale artificiale di San Ferdinando rappresenta l’emblema della nostra terra. Chi utilizza liquami e lavorazioni chimiche e poi scarica abusivamente in condotte che non dovrebbero nemmeno esistere, affossa di fatto il nostro territorio.

    D’altro canto la costa che da Palmi raggiunge Rosarno, si ritrova in mezzo tre fiumi Mesima,Budello e Petrace che non controllati a dovere portano a mare tutto quello che trovano lungo il corso d’acqua oltre ad eventuali scarichi abusivi che scaricano direttamente nel fiume. Non si capisce infatti, di come l’Arpacal abbia potuto classificare in mucillagine l’inquinamento presente, ampiamente denunciato da cittadini ed ambientalisti.

    Inoltre non si continua a capire come la discarica di Marrella, possa continuare a perdere percolato ed a scaricare direttamente nel fiume budello, oltre ad inquinare i terreni circostanti, nonostante le migliaia di euro spesi dalla Regione per metterla in sicurezza.

    Ed anche qui vorremmo capire a chi sono state affidate dalla Regione, le analisi per il controllo del percolato da smaltire e dove lo stesso viene smaltito. In questa terra bella ma complicata, si potrebbe vivere di turismo, invece abbiamo un mare ed una costa che ci invidiano nel resto d’Italia e siamo costretti a fare diversi chilometri per fare un bagno decente.

    C’è un problema serio di pulizia dei corsi d’acqua e serve un attenta bonifica dei fiumi. È chiaro che già nella fragile economia dell’industria turistica e ricettiva del territorio, il mare sporco e forse inquinato ha messo già a rischio la stagione balneare e rischia ancora di far perdere quei pochi posti di lavoro che stagionalmente si creano è evidente già il calo delle presenze di turisti nel territorio, con la perdita di posti di lavoro che in questa stagione sono una valvola d’ossigeno nella fragile economia locale.

    Speriamo pertanto che dopo i proclami di verifica e controllo da parte di Regione e Comuni, ci sia un reale scatto d’orgoglio affinché si possano correggere le malefatte di chi invece era preposto a controllare. Ci auguriamo infine che la magistratura indaghi e punisca per disastro ambientale chi si è reso autore dello scempio di San Ferdinando.