È la Calabria il ventre molle del sistema Italia. Non ha dubbi in proposito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio che approfitta del viaggio inaugurale del nuovo “Frecciarossa 1000″ per fare il punto sulla sfida che il Paese deve affrontare per recuperare il Mezzogiorno alla competitività. Il nuovo gioiello di Ansaldo Breda, in uno con il definitivo adeguamento della linea ferrata, consentirà un collegamento record: poco più di due ore per coprire la tratta Milano-Roma. Quanto basta per far dire a Delrio a margine del viaggio inaugurale che «la sfida dell’alta velocità è vinta» e che ora si tratta di «connettere meglio il Sud». Gli da manforte il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti che, tuttavia, su Huffington Post annota: «Riteniamo sbagliato questo approccio: nessuna sfida dell’alta velocità sarà mai stata vinta fino a quando non contemplerà anche il sud, rispetto al quale l’obiettivo non può essere quello di “connetterlo meglio” (ci vuole veramente poco), ma di “connetterlo tanto quanto” al nord del Paese».
Spiega, il sottosegretario, che il problema non è localistico, l’arenarsi sulla sponda calabrese di ogni iniziativa di crescita, sta creando seri problemi sul fronte della ripartenza dell’economia italiana: «La Salerno-Reggio Calabria, in corso di ammodernamento da oltre dieci anni, ha centinaia di chilometri ancora da completare o neppure progettati. Il crollo del viadotto Italia separa la Calabria e la Sicilia dal resto del Paese con enormi danni per l’economia del sud, in un mercato in cui la concorrenza si vince grazie anche alla velocità oltre che all’economicità con cui si raggiungono i mercati. La Sicilia ha pure l’interruzione tra Catania e Palermo mentre la Messina-Palermo è stata interrotta alcuni giorni fa per una frana. Un disastro senza pari in Europa». Delrio condivide l’allarmante lettura “economica” che Zanetti offre della situazione infrastrutturale calabrese. Non può non prendere atto, ad esempio, del fatto che «il porto di Gioia Tauro, che potrebbe essere la porta europea delle merci che arrivano dall’Oriente, si occupa solo di transhipment perché non ha un valido sistema di collegamento con la ferrovia.
Le merci che potrebbero raggiungere via ferro il resto d’Europa in 24 ore, fanno prima a raggiungere via mare il porto di Amburgo. L’alta velocità ferroviaria, ferma a Napoli, non è stata neppure progettata per il resto del sud. Questo vuol dire che non sarà realizzata per i prossimi trent’anni. La stazione AV di Napoli Afragola doveva essere inaugurata nel 2008 e forse sarà completata il prossimo anno. Forse». Insomma, ribadisce Zanetti, nessuna sfida può essere vinta «senza mettere il sud nelle condizioni di avere le stesse opportunità di competizione con il centro e il nord del paese, l’Italia non vincerà mai la sfida della ripresa e della concorrenza col resto d’Europa». E qui il discorso si sposta sulla “sponda calabrese” che non darebbe affidabilità istituzionale e politica rispetto al piano del governo Renzi che Zanetti così sintetizza: «Per noi, il rilancio del Mezzogiorno, attraverso un piano di investimenti infrastrutturali nella logistica, costituisce una ineludibile priorità programmatica nell’interesse dell’intero paese. Altrimenti al danno continuerà ad aggiungersi la beffa: il super treno che collegherà Roma a Milano in poco più di due ore è stato intitolato a Pietro Mennea, che tutti gli sportivi ricordano come “la freccia del sud”, appunto». Si torna, inevitabilmente, a discutere della “cabina di regia” allestita a Palazzo Chigi proprio per centrare tre obiettivi in Calabria: rilancio del porto di Gioia Tauro; progettazione e avvio dell’alta velocità ferroviaria, potenziamento del reticolo industriale sull’asse Lamezia-Gioia Tauro. Ma al tavolo la presenza calabrese resta marginale e poco attenta alle grandi strategie mentre è pronta a perdersi dietro i soliti municipalismo, come testimonia da ultimo la questione dell’aeroporto Sant’Anna di Crotone. A ciò si aggiunga poi la difficoltà personale di costruire un dialogo ed il quadro è completo. Il riferimento, ad esempio è al “dettaglio” che vede costretti al dialogo istituzionale un ministro delle infrastrutture e dei trasporti, appunto Delrio, e un assessore regionale con analoga delega, Nino De Gaetano, che Delrio ha chiaramente fatto comprendere non intende neppure incontrare per via dell’appoggio che quest’ultimo avrebbe avuto, secondo l’indagine “il Padrino”, dalle più feroci cosche della ‘ndrangheta reggina.