• Biasi (Pdl): “Nel partito calabrese vige la sottomissione al padrone”
    "Il paradosso della paura: Tallini condannato per aver accettato le scelte fatte da altri"
    25/06/2013 | Roy Biasi, coordinatore provinciale Pdl | Comunicato

    REGGIO CALABRIA – Nei giorni scorsi ho avuto modo di affermare che la paura strozza in gola la voglia di parlare, la voglia di scrollarsi di dosso la coltre dell’asservimento e della sottomissione al padrone. In quest’ultimo periodo ho notato invece un fenomeno diverso che la è seconda faccia della stessa medaglia. Oltre a quelli che mi chiamano di nascosto se mi vedono per strada, si guardano prima intorno e una volta assicuratisi che nessun occhio indiscreto scruti l’incontro si lasciano andare ad un liberatorio: “fai bene, vai avanti, finalmente qualcuno con le palle che gliele canta”, salvo poi ritornare nell’anonimato e nella paura, ora si è fatta avanti la truppa degli “yes men”, o se preferite dei “cagnolini scodinzolanti” ai quali il padrone ordina di abbandonare le consegne del silenzio per abbracciare quelle della menzogne e dell’adulazione.

     

    Ecco così apparire in sequenza sulle pagine dei giornali coloro i quali, pur pensando quanto peggio possibile del padrone, sono costretti ad innalzare lodi pubbliche, osannanti proclami, verità mistificate, dichiarando esattamente il contrario di quello che pensano e mortificando la loro dignità, come capita purtroppo anche qualche giornalista il quale è costretto a discettare su questioni concernenti l’opportunità di far parte dello staff del presidente della Provincia scordandosi che la di lui moglie, per caso, appartiene allo staff del presidente della Regione. Ma che volete, quando si predica di essere liberi, di stampa libera, bisognerebbe prima di tutto liberarsi dalle catene della “schiavitù moderna” dove a differenza di una volta le catene non sono materialmente visibili ma pesano moralmente molto di più.

     

    Ma il “paradosso della paura” è inevitabile e colpisce in maniera inesorabile anche chi tenta di agire nella legalità. Leggo ad esempio in questi giorni, le cronache dei giornali relative alla vicenda della nomina del dirigente regionale Alessandra Sarlo, e devo constatare purtroppo che quanto si evidenzia negli atti giudiziari consegna all’opinione pubblica lo spaccato di un episodio che sintetizza quello che andiamo dicendo ormai da settimane. L’assessore al Personale Tallini, persona capace ed onesta, che pur era orientato, per la stessa nomina dirigenziale, verso un candidato interno che ne aveva tutti i legittimi requisiti, deve soccombere suo malgrado e diventare complice di un disegno diverso, superiore, frutto di logiche che a parole si combattono ma nei fatti pedissequamente si applicano, subendo così l’onta di un rinvio a giudizio che invece, se avesse potuto seguire il suo libero convincimento, avrebbe sicuramente evitato. Ecco, questo è uno dei tanti casi che vorremmo offrire alla pubblica riflessione e che concretizzano in pieno gli estremi del “paradosso della paura”.