• Armi chimiche al Porto di Gioia Tauro. Longo: “Giorno dopo giorno sempre più fondate le nostre preoccupazioni”
    02/03/2014 | Giuseppe Longo - Consigliere provinciale | Comunicato

    REGGIO CALABRIA – Hanno provato a venderci il trasferimento delle sostanze chimiche della nave della flotta danese-novergese a quella americana come un “motivo di orgoglio” e una occasione “per il porto di Gioia Tauro di dimostrare alla comunità internazionale di essere all’avanguardia in campo mondiale”. L’unica cosa che l’Italia sta “dimostrando” in questi giorni al mondo intero è invece l’incredibile livello di inaffidabilità dei nostri amministratori, sia in ambito operativo che in quello comunicativo. A poche settimane dal trasbordo – da poco ritardato perché, secondo fonti siriane, i 60 container “non rispettano i parametri di sicurezza internazionali” ed è quindi necessario costruirne di nuovi e appositi – non sappiamo ancora come e se le autorità si stanno preparando a questa pericolosissima operazione. Per esempio, il piano operativo sanitario in caso d’incidente, pur annunciato, non è stato ancora presentato.

     

    Sappiamo inoltre che il centro di rianimazione più vicino al porto si trova a circa 20 chilometri di distanza, a Polistena, e che l’attrezzatura dei Vigili del Fuoco di Catanzaro – incaricati di seguire l’operazione – è “impolverata, con filtri scaduti da quattro anni e macchine con batterie scariche”, secondo la denuncia dello stesso sindacato Usb. Sono ancora i vigili del fuoco, a cui è stata affidata la sicurezza del trasbordo, ad ammettere che “l’ultima esercitazione del reparto incaricato, almeno in Calabria, risale a ben sei anni fa”, e che i colli in arrivo contemplano gas capaci di uccidere un uomo per contatto in 3-5 minuti. Il piano di evacuazione, in caso di incidente, prevede un raggio di un chilometro – il che, in linea d’aria, include la vicinissima cittadina di San Ferdinando – e la presenza di un gran numero di ambulanze medicalizzate. Le domande sorgono dunque spontanee: il nostro territorio è pronto per affrontare una operazione del genere? Perché, con opuscoli e uscite pubbliche, il governo e gli amministratori calabresi continuano a sostenere irresponsabilmente una “assoluta non pericolosità” del trasbordo quando dagli stessi vigili del fuoco provengono le indicazioni più allarmanti? Nonostante le continue rassicurazioni di Palazzo Chigi – che senza battere ciglio rivela impudentemente come negli ultimi due anni siano già sbarcate nel porto gioiese oltre 1644 tonnellate di agenti chimici della stessa classe di pericolosità –, il Governo e gli Enti Locali hanno il dovere di riconsiderare, alla luce soprattutto di queste ultime rivelazioni (container difettosi e attrezzature di sicurezza inadeguate), la scelta del Porto di Gioia Tauro come piattaforma per operazioni così rischiose. Il nostro territorio è stanco di essere trattato alla stregua della discarica d’Italia, a cui affidare rifiuti e investimenti imprudenti, e deve anzi rimettersi in piedi e respingere con forza lo status di fanalino di coda della nazione.

     

    Dal canto nostro, possiamo già annunciare che a breve, insieme al Presidente Raffa, presenteremo proprio a Gioia Tauro il progetto ormai pronto per avviare un rapporto di sostenibilità ambientale della Piana, atto a contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali e misurare il reale impatto degli stabilimenti e delle infrastrutture inquinanti presenti nel vasto territorio pianigiano, nella speranza di poter fare piena luce sui livelli di inquinamento reale per poi adottare le eventuali contromisure necessarie.