• Al “Frantoio delle Idee” va in scena “1861 la Brutale Verità”. Musica e recitazione per raccontare radici ed identità
    01/04/2014 | Rosanna Giovinazzo | Edicola di Pinuccio

    CINQUEFRONDI – “1861-La brutale verità” : lo spettacolo che ha dato inizio alle attività culturali del Frantoio delle idee, richiama molto la tipologia del teatro- canzone, in cui musica e recitazione si armonizzano in un tutt’uno coinvolgente ed equilibrato. Lo spettacolo, tratto dall’omonimo libro di Michele Carilli, affascina per la sua prepotente e traboccante voglia di verità. Quella verità della Storia che pretende, dopo anni ed anni, e fiumi e fiumi di parole, di ritrovare l’oggettività e l’univocità dei fatti così come sono accaduti. La storia ufficiale, così come ci è stata insegnata, ha un grosso debito morale nei confronti del Sud d’Italia. Tante situazioni, tante ferocie, tanti biechi interessi politico-economici, che sono stati alla base del processo unitario del nostro Paese, sono stati, per tanto tempo, occultati, ma adesso chiedono di essere portati alla luce, così da completare quelle tante pagine di storia che ancora attendono una definitiva sistemazione basata sulla Verità vera. Questo lavoro teatrale, intende proprio far riemergere, dall’oblìo voluto, la vera storia postunitaria fatta di azioni di inaudita crudeltà: depauperamento e rapine di beni e attività industriali, stragi, carceri-lager come quello di Fenestrelle, paesi rasi al suolo in una vera e propria guerra civile, quella che passò sotto il nome di lotta al Brigantaggio. In realtà, durissima lotta che servì a domare una drammatica insurrezione delle masse popolari, per difendersi dall’occupazione e dallo strapotere dei Piemontesi.

     

    Queste ed altre storie riaffiorano e rivivono, con elegante quanto possente capacità interpretativa sia degli attori, Lorenzo Praticò e lo stesso Michele Carilli, che dei musicisti, Mimmo Martino e Mimmo Lo Cascio. Lo spettacolo colpisce per la profondità ed estrema serietà dei temi affrontati, e per la ricaduta didattica che l’esperienza può produrre, in particolare, sugli studenti spettatori. Il processo identitario e la memoria del popolo di appartenenza sono esigenze che un giovane sente di dover, rispettivamente, affrontare e conoscere. E per poterlo fare, ha bisogno dell’ ordine e della coerenza che sono propri della Verità, pena il disorientamento, se non addirittura, la perdita delle proprie radici e della propria identità. Parte della nostra memoria è stata cancellata, sta riaffiorando, perciò riprendiamocela tutta. Rimettiamo a posto ciò che è stato. Servirà anche a rafforzare il sentimento unitario del paese Italia, ancora troppo diviso da laceranti contrapposizioni. Non si mette infatti in discussione l’Unità d’ Italia, guai se così fosse, ma il modo come si è proceduto per realizzarla. Credo sia proprio questo il messaggio più immediato ed autentico dello spettacolo e del libro da cui è tratto: la menzogna divide, la verità unisce.