• Agosto infuocato per gli anziani della casa di riposo di Rizziconi
    07/08/2012 | G. Gentile, segr. Fp Cgil Gioia Tauro | Comunicato

    GIOIA TAURO – Sono circa 50 i vecchietti ricoverati alla casa di riposo e protetta di Rizziconi e non sono persone sane e normali in grado di sopportare il caldo torrido di questi giorni. Pur nonostante la loro precaria condizione, devono soffrire e sopportare (per chi riuscirà a sopravvivere) le altissime temperature che si registrano all’interno della casa di riposo e protetta di Rizziconi. Immaginare che non ci sono neanche i soldi per riparare il guasto all’impianto di condizionamento (la stanza della direttrice è ben refrigerata), né per pagare gli stipendi ai dipendenti (12 mensilità non retribuite), assistere alla formazione di numerose piaghe di decubito sul corpo degli anziani; vedere la gravissima precarietà dell’igiene; sentire l’aria irrespirabile. Insomma sembra di vivere un film dell’orrore.

    Tutto ha inizio con la grave crisi economica ed il licenziamento collettivo di 20 lavoratori e lavoratrici, ancora oggi in attesa del pagamento degli stipendi pregressi e della Buonuscita. L’esternalizzazione del servizio di pulizie oggi è saltata (l’impresa appaltante non riceve i soldi da 5 mesi) e, da oggi l’igiene dei locali comuni e delle unità di degenza, la distribuzione del vitto, le attività di supporto e tutto assegnato alla ditta esterna è venuto meno. insomma una condizione di assistenza e di lavoro insopportabile. Tuttavia, nonostante la paura di perdere il posto di lavoro, il personale in servizio non sopporta più di tacere sulla drammatica condizione che si è determinata alla Fondazione San Francesco d’Assise di Rizziconi. La gravità è tale da far pensare a un’imminente chiusura delle attività. Certo, bisogna prendere atto di un disegno gestionale fallimentare, nonostante le rimesse dirette dei vecchietti, quelle regionali e dell’Asp di Reggio Calabria, oltre alle donazioni di alcuni cittadini. Da quanto si apprende, la situazione è talmente grave da compromettere persino la vita stessa degli anziani, già provati da gravi malattie. Stanze trasformate in forni crematori con temperatura ben oltre i 40 gradi, docce guaste o malfunzionanti, aria irrespirabile per il cattivo odore di feci e urina, igiene personale dei ricoverati e degli ambienti fortemente compromessa per carenza e assenza di personale. Insomma un luogo di ricovero e cura dove mancano i presupposti minimi per definirlo tale. Eppure i familiari di questi vecchietti pagano puntualmente non meno € 1.500 mensili per far assistere i propri cari e, in tempi passati (prima del licenziamento collettivo di 20 lavoratrici e lavoratori), si poteva definire la migliore casa di cura e protetta esistente nell’intera Calabria.

    Purtroppo, quel ricordo di buona sanità è svanito. Di fronte a una simile gravissima emergenza sociale nessuno può restare a guardare a partire dal primo cittadino di Rizziconi ed a seguire, Direttore Generale dell’Asp, Servizi Sociali della Regione Calabria, Servizi Ispettivi Provinciali e Regionali e, non ultimi le Forze dell’Ordine preposte a tali compiti. Noi come Fp Cgil continuiamo come sempre a denunciare pubblicamente ed alle Autorità Giudiziaria fatti e circostanze di grave rilevanza che hanno colpito duramente, sia i lavoratori licenziati in attesa di riscuotere gli stipendi pregressi e la Buonuscita, sia quelli in servizio, ma, ancor prima, tutte le persone. Questi argomenti sono legati strettamente tra di loro ed hanno in comune la negazione di diritti, messi in discussione da una incomprensibile sofferenza economica. Un vero dramma sociale dove nessuno ritiene di averne colpa ma che lascia pensare a qualcosa di poco chiaro. Insomma un gioco dove si mischiano continuamente le carte della vita di poveri vecchietti, per giocare una partita economica, forse anche politica, sulla pelle dei lavoratori e di uomini e donne anziane, giunte alla fase conclusiva della loro vita. Questo triste e drammatico scenario non può e non deve durare oltre misura. Bisogna intervenire con immediata autorevolezza per ridare tranquillità, normalità, dignità, diritti e rispetto della persona, sia agli ammalati, sia ai lavoratori.