• Operazione “Vittorio Veneto”. Un nuovo pentito fa tremare le cosche della Piana. Cafiero De Raho: “Fondamentali le dichiarazioni del nuovo collaboratore”
    Per il traffico di droga non contestato il 416-bis. Prestipino (Dda): "Il sodalizio operava in un contesto mafioso"
    28/06/2013 | Edicola di Pinuccio

    REGGIO CALABRIA – I dettagli dell’operazione “Vittorio Veneto” sono stati riferiti in conferenza stampa dal procuratore della dda reggina Federico Cafiero de Raho, che ha parlato di «sinergia con la procura di Palmi che collabora con quasi tutte le operazioni di contrasto alla ndrangheta. Fondamentali sono state le dichiarazioni del nuovo collaboratore messinese, Carmelo Basile, che era stato arrestato quasi un anno fa con 700 grammi di cocaina. Ma fondamentali sono state anche le intercettazioni telefoniche e ambientali che riusciamo ancora ad eseguire nonostante il denaro che arriva sia sempre inferiore agli anni passati».

     

    Due i filoni dell’inchiesta: omicidi e stupefacenti. Il primo filone è legato all’omicidio di Francesco Fossari, compiuto il 2 agosto 2011 per punire una relazione extraconiugale. Per l’accusa a uccidere Fossari sarebbero stati Giuseppe Bruzzese e Rocco Ieranò, che cosi avrebbero scatenato la vendetta dei familiari della vittima. Proprio nella centralissima via Vittorio Veneto a Cinquefrondi, il 25 luglio dell’anno scorso Rocco Ieranò scampò a un agguato a colpi di pistola, restando ferito all’addome.

     

    Il secondo filone ha messo sotto la lente un traffico di armi e di cocaina. Il gruppo guidato da Rocco Ieranò aveva come base i locali di una ex pizzeria, e trattava quantità ingenti di droga, spedita in mezza Italia dopo averla nascosta nella carrozzeria delle auto. L’ordinanza di fermo offre la misura del valore economico dell’operazione. Tra gli episodi citati vi è la cessione di 100 grammi di cocaina per 3200-3600 euro, ma anche il trasporto, in almeno un caso, di 5 chili di cocaina (corrispondente a un valore di 160.000-180.000 euro).

     

    Dalle ricostruzioni di carabinieri e polizia, l’intera l’operatività del sodalizio avveniva in un ambiente permeato dalla ndrangheta. Agli accusati tuttavia non viene contestata l’aggravante del 416-bis. Il procuratore aggiunto della Dda Prestipino ha detto: “Siamo di fronte a un segmento intermedio tra il commercio al dettaglio e coloro che portano la cocaina in Calabria. Siamo in presenza di soggetti che, sebbene non gli venga contestata l’associazione, operano in un contesto mafioso».