• Intimidazioni alle amministrazioni, la Calabria tra le regioni più colpite
    02/03/2015 | www.strill.it

    Il Sud e le isole sono le zone più colpite dalle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali. Il 63% dei casi in tutta Italia, infatti avviene in questi territori. La regione più colpita è la Sicilia, seguita da Puglia, Calabria e Sardegna. Bombe, auto incendiate, aggressioni, minacce: complessivamente gli atti intimidatori contro sindaci, assessori, consiglieri e candidati sono stati 870 nel 2013, una situazione che si è aggravata nei primi quattro mesi del 2014, con 395 casi, per un totale di 1.265, ottanta al mese, quasi tre al giorno. E solo in 182 episodi si è potuto risalire agli autori. A divulgare i dati la Commissione parlamentare d’inchiesta che analizza proprio il fenomeno, presieduta dalla senatrice calabrese del Pd, Doris Lo Moro. Ma colpisce al nord il dato di Torino, 4,4% nella provincia, così come quello nell’area di Roma, 4%; in quella di Napoli il 5,3% dei casi. “Il ruolo di amministratore nel Sud e nelle Isole – viene sottolineato nella relazione finale – comporta certamente maggiori pericoli che nel resto del paese anche se non bisogna dimenticare che le ultime due vittime in ordine di tempo erano amministratori di realtà del nord Italia, Laura Prati, sindaco di Cardano al Campo in provincia di Varese e Alberto Musy consigliere comunale di Torino”. Il rapporto della Commissione sarà presentato domani in Senato.

     

    L’obiettivo prevalente nelle azioni intimidatorie sono i sindaci, cui sono rivolti il 35% del totale degli episodi (446 casi). Dai dati forniti alla Commissione dalle prefetture, emerge che il 48% dei casi si è verificato in Comuni di oltre 15mila abitanti mentre un episodio su quattro in un piccolo comune (meno di 5.000 abitanti). Sardegna e Calabria sono le regioni dove sono più i casi in Comuni piccolissimi (meno di mille abitanti). Secondo quanto evidenziato dalla Commissione, inoltre, “la vera cifra oscura del fenomeno, quello delle dimissioni, che con maggiore facilità sfuggono ad un accertamento cristallizzato: le dimissioni come effetto delle intimidazioni, del condizionamento pieno dell’attività politica ed amministrativa”, e al riguardo i dati raccolti non sono certi. Quello che è possibile acquisire con certezza è il dato medio annuo dei Comuni italiani sciolti anticipatamente a partire dal 1993 che è intorno al 2,5% con le punte massime che riguardano la Puglia (7,4%), la Campania (6,3%) e la Calabria (5,1%).