• IMU, c’è chi dice no. Ecco chi sono i destinatari dell’esenzione “forzosa”
    04/09/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    Mentre gli italiani soggetti all’imposta dell’IMU sono alle prese con i calcoli per verificare l’ammontare della seconda o terza rata, c’è qualcuno che, in effetti, per quest’anno è riuscito “a farla franca”. Si tratta di Chiesa Cattolica, enti commerciali, associazioni, fondazioni e partiti; insomma, di tutte quelle realtà considerate – spesso a torto – non profit le quali dovrebbero, in teoria, essere sottoposte a tassazione quando all’interno degli immobili di proprietà vi sia svolta una qualche attività commerciale od al contrario, esentati se negli immobili vi si conduce «un’attività esclusivamente non commerciale». Tal che, per quegli immobili dove l’attività commerciale non sia esclusiva, ma comunque prevalente, è stata prevista l’abrogazione di tutte le norme che volevano l’esenzione dal pagamento dell’Imu. Ma questa è stata la vittoria di Pirro.

     

    Perché il pio ministro Grilli, quanto meno distratto,  non ha emanato l’atto amministrativo che, proprio a cura del suo Ministero, era  deputato a stabilire effettivamente quando l’attività «dichiarata» non profit di tali enti era da considerarsi esclusivamente non commerciale e quanto questa doveva al Fisco. Difatti, siccome la materia era da subito apparsa abbastanza spinosa ed avviluppata ad alte sfere (visti i destinatari) dopo l’approvazione del testo in parlamento, era stato incaricato il dicastero di Grilli ad indicare, “…entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, le modalità e le procedure relative alla dichiarazione e gli elementi rilevanti ai fini dell’individuazione del rapporto proporzionale.” Cosa fatta capo ha? Manco a pensarci. L’art. 91-bis del decreto liberalizzazioni ha previsto che le attività indicate devono essere svolte con “modalità” non commerciale. E se il fabbricato presenta un uso promiscuo, la frazione catastalmente individuabile come commerciale che avrà reddito catastale utile o attribuito sarà assoggettato all’imposta a partire dal 1 gennaio 2013. E proprio nel caso in cui l’accatastamento non fosse attuabile, l’imposta dovrebbe gravare, in proporzione, sulla parte dell’immobile destinata ad uso commerciale attraverso una dichiarazione da presentare secondo il predetto decreto del ministero dell’economia (che appunto manca).  Un approfondimento di Andrea Carinci e  Thomas Tassani de “La Voce” molto argutamente ha puntualizzato che nel testo – sarebbe stato più corretto parlare di “attività non commerciale”, che è invece espressione ampiamente usata nella disciplina positiva e oramai conosciuta all’esperienza applicativa. Ad ogni modo, il riferimento alle modalità evoca l’idea che occorrerà considerare l’attività svolta in concreto.

     

    Ma se così è, si tratta allora di una cautela del tutto superflua, perché già da tempo la giurisprudenza ritiene che la commercialità di un ente vada verificata in termini sostanziali e non solo formali. Dovrebbe comunque restare fermo che la non commercialità andrà verificata sulla base dei criteri che giurisprudenza e dottrina hanno elaborato in questi anni -  secondo cui l’attività è non commerciale quando: a) non è diretta alla produzione o circolazione di beni o servizi, oppure quando b) è svolta con criteri di gestione tali da non coprire, con i corrispettivi, i costi di gestione. Se Grilli è stato di corta memoria per “favorire” incautamente questi enti, c’è anche da dire che l’Italia è da tempo osservata speciale in Europa, per la questione dei c.d. aiuti di Stato agli enti ecclesiastici e ad altri enti quali onlus, fondazioni e partiti. Con la conseguenza che la mancanza ministeriale rischia di essere un aggravante che non depone affatto a nostro favore. Intanto, sia come sia,  il gettito complessivo atteso per l’Imu nelle casse erariali nel 2012 di 20,1 miliardi di euro non vedrà l’aggiunta di quegli  ulteriori 2-3  (almeno) di introiti da parte di Chiesa, partiti e fondazioni che oltre ad essere un atto di dovuta reprimenda fiscale, avrebbero giustamente contribuito, seppur con minimo sforzo, a recitare la loro parte, mascherando con una “donazione” una certa sensazione di decana parzialità contributiva. E siccome non pare si tratti del regalo che fece Marzio alla nuora, trova conforto il sentimento della ritrosia. E  credere sul serio di ottenere l’apertura dei forzieri di molti di questi centri di potere,  al momento è pensiero inagibile. Esattamente tanto quanto riuscire a cavar sangue dalle rape.