• Grande Sud di Rosarno favorevole al rigassificatore. Le condizioni: benefici economici ai Comuni e assunzione di manodopera locale
    22/02/2013 | Giacomo Saccomanno, Grande Sud Rosarno | Comunicato

    ROSARNO – La possibile realizzazione del rigassificatore, non solo allarma le popolazioni, ma è la preoccupazione degli amministratori che hanno a cuore il proprio territorio. Un minimo di esperienza dimostra che un tal tipo di impianto è stato realizzato in tante zone dell’Italia e del mondo e che non risulta incompatibile con la presenza di viciniori centri abitati. Ma, tali posti, non sono la Calabria e l’abbandono in cui vivono alcuni territori, come quello della Piana. Quindi, una pesante preoccupazione che può essere superata con la esecuzione di adeguati, necessari ed indispensabili controlli, per come ripetutamente richiesti, e con la verifica della compatibilità del predetto intervento in tale area, avendo riguardo, specialmente, alla situazione sismica. La verifica del progetto, da parte di esperti, comprova che sono stati tenuti in considerazione tutti i fattori di possibili rischi e, quindi, non dovrebbero esserci problemi di sorta. Ma, spesso, in Calabria, anche per i noti problemi ambientali, le opere vengono realizzate alla “meglio”, senza manodopera specializzata e cercando di risparmiare sui materiali, per poter così ottenere maggiori ricavi, che, spesso, servono a pagare i maggiori costi “imprevisti o prevedibili”.

     

    Ed, allora, anche sotto tale aspetto è necessario che vi sia la maggiore attenzione possibile ed i migliori controlli sia sulle imprese che sulla esecuzione delle opere. In altri tempi, la storia di molti di noi, avrebbe portato ad avanzare una battaglia per evitare la realizzazione di tale impianto. Ma, oggi, tale desiderio ambientalista si scontra con la triste realtà del territorio. E’ in atto una pesantissima crisi che ha colpito tutti i settori in modo vitale e non riparabile. L’agricoltura è solamente un miraggio, i costi della lavorazione degli agrumi spesso supera il valore di questi. La zona industriale retro portuale è stata un fallimento sotto tutti gli aspetti e le poche aziende ancora in vita stanno per chiudere. La gestione del più grande porto del Mediterraneo è stata ed è disastrosa: un monopolio della Mtc che porterà, certamente, come nel passato, a ricatti o alla sua chiusura. L’Autorità Portuale sembra più un carrozzone del passato che una struttura che deve interessarsi della gestione corretta del territorio. Le infrastrutture non esistono e l’Asireg non è riuscita a creare nessuna vera zona industriale. L’Interporto che doveva sorgere nell’area è stato solo un miraggio e non si hanno notizie della sua esistenza, anche solo progettuale. La popolazione, in sostanza, è alla fame, tanto da alimentare, spesso, la criminalità organizzata, per poter sbarcare il lunario. In tali condizioni, quindi, tutte le azioni repressive, mirabili e necessarie, non potranno mai portare ad un giovamento se non si consente ai giovani ed ai cittadini tutti di poter avere un lavoro. Solo con l’occupazione si può limitare il condizionamento criminale. Le suddette brevi ragioni e l’amore per la nostra terra e per i cittadini che soffrono pesantemente, ci porta ad essere meno ambientalisti e più concreti e vicini ai bisogni della gente.

     

    Ed, allora, se le indagini che chiediamo ad alta voce dovessero presentare esiti positivi e il progetto del rigassificatore è costellato da tutte le verifiche ed autorizzazioni necessarie per fugare i dubbi sopra evidenziati, non possiamo che sollecitare la sua realizzazione, ma con queste precise assicurazioni: 1) Il controllo più esasperato del progetto e della costruzione per evitare problemi alla salute dei cittadini; 2) Il riconoscimento alle Città interessate dall’opera di benefici economici che possano, in qualche, modo contribuire alla crescita delle stesse; 3) L’utilizzo delle imprese e della manodopera locale, formando anche i dipendenti in via preventiva, al fine di consentirgli di lavorare alla realizzazione dell’opera; 4) La formazione preventiva del personale locale che dovrà lavorare all’impianto; 5) La collocazione nei Comuni interessati della sede legale della società che realizzerà l’impianto e che lo gestirà, in modo tale che le tasse vengano versate nel territorio; 6) La programmazione e realizzazione della piastra del freddo in via preventiva per poter così assicurare il funzionamento della stessa e la realizzazione di altri posti di lavoro, con l’impegno, sempre, della utilizzazione delle imprese e manodopera locale; 7) L’impegno, ancora, di spingere per la realizzazione dell’area franca che consenta uno stimolo per le imprese nazionali ed europee; 8) Quant’altro possibile per creare economia ed occupazione in favore dei cittadini dei Comuni interessati, con un piano progettuale preventivo e non lasciato al caso o agli eventi futuri.

     

    Con tali presupposti e garanzie, il territorio potrà accettare la realizzazione dell’opera e consentire ad aziende nazionali o estere ad occuparsi della costruzione del rigassificatore, unitamente a quelle locali, che devono partecipare da protagoniste e non da subalterne. In mancanza, se dovesse esserci una imposizione dall’alto, senza le indicate garanzie occupazionali e tutela della salute dei cittadini, probabilmente l’opera difficilmente si verrà a realizzare, in quanto l’intera Piana scenderà nelle piazze per difendere il proprio territorio. Ed, allora, anche per evitare reazioni della popolazione che potrebbero sfociare in pesanti conflitti sociali, si chiede, sin d’ora, la sottoscrizione di un protocollo di intesa tra la committenza ed i Comuni interessati, con la nomina, anche, una Commissione con esperti e rappresentanti locali, per il controllo dei progetti e dei lavori, per pianificare gli interventi e le garanzie sopra richieste, ed al fine di consentire la realizzazione dell’opera e la crescita sociale, economica ed occupazionale del territorio.