• Di “Sleep apnea notturna” si puo’ morire. Ma gli ausili per i malati vengono assegnati col contagocce
    01/06/2013 | Giuseppe Gentile, segretario Sulpi Calabria | comunicato

    SONO ALCUNE DECINE i cittadini della Piana di Gioia Tauro affetti da sleep apnea notturna. Alcuni di questi, seguiti dal Sulpi, hanno ottenuto il riconoscimento di invalidi civili, mentre altri quello di assistenza continua con indennità di accompagnatore. La Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, comporta l’ostruzione delle vie aeree superiori determinando appunto il blocco della respirazione e quindi l’apnea. Attualmente il più comune trattamento è costituito da una macchina, di piccole dimensioni, con un compressore d’aria che genera un flusso d’aria a pressione costante che permette all’ammalato di avere una ventilazione meccanica delle vie aeree. Appare chiaro che senza l’ aiuto di questa macchina, chi soffre di questa sindrome, può morire durante il sonno. Orbene durante la serata di venerdì scorso, il paziente A.P. accende il suo compressore e si accinge a collegarsi la mascherina ma, si accorge che il flusso d’aria non arriva. Controlla la presa di corrente, verifica gli attacchi, l’interruttore e quant’altro nulla da fare! La macchina non funziona.

     

    E pensare che solo poco tempo fa ha chiesto agli uffici del distretto sanitario, in occasione del ritiro di ausili per questa macchina, se era ora di sostituirla, ma, la risposta è stata “bisogna aspettare” anche se in 15 anni è stata sostituita una sola volta. Intanto venerdì notte il malcapitato A.P., preso dal panico è rimasto sveglio tutta la notte e solo il mattino seguente si è potuto rivolgere ai numeri telefonici riportati sulla macchina. La risposta del fornitore non gli ha dato conforto: “possiamo vendervi una nuova macchina al prezzo di € 700,00”. Questo è l’ennesimo dramma umano e sociale. Il povero pensionato al minimo, con un sacco di debiti, vive di stenti e non sa come sbarcare il lunario per sopravvivere. Adesso, per non morire dovrebbe trovare 700,00 euro. Ma dove? L’unica alternativa rimasta è quella di restare sveglio ancora notte di sabato e domenica per poi recarsi nuovamente agli uffici del distretto per elemosinare un diritto che forse arriverà fra qualche mese.

     

    Eppure per salvare una vita umana si fa di tutto, si spende e si spande in ragione di questo principio, impegnando personale sanitario e mezzi 24 ore su 24. Per chi rischia di morire soffocato non esiste soluzione alcuna. Queste banalissime macchinette potrebbero essere consegnate ai pronto soccorso, al 118, ai medici di guardia medica, ai Servizi di Volontariato, a un punto di riferimento qualsiasi, per garantire la vita di queste persone e non la tortura della veglia forzata per tre giorni continuativi. Insomma, nella piana di Gioia Tauro si rischia di morire perché quando si programma la cura e l’assistenza, anziché guardare all’ammalato si guarda altrove. E poi c’è chi si lamenta dei rilievi fatti dal tavolo Massicci perché non vengono garantiti in Calabria i livelli essenziali di assistenza. Forse nessuno si è accorto dell’assenza dei livelli minimi. Ci piacerebbe tanto saperlo, sia per numero di posti letto assegnati, sia per servizi sanitari territoriali erogati (Rsa, riabilitazione, case della salute, lungodegenza, Capt, Assistenza domiciliare integrata, ecc.). la Piana di Gioia Tauro è una realtà dove l’indigenza, determinata dall’altissimo tasso di disoccupazione e inoccupazione, ha toccato livelli altissimi e rischia di implodere in manifestazioni violente, generate dalla mancanza dei diritti essenziali oltre che dalla fame. Questa condizione non è più tollerabile, la politica deve intervenire subito, altrimenti, saranno i cittadini a muoversi.