• “Imminente mannaia da 45 miliardi di euro. Sulle teste e sulle tasche degli italiani gli effetti della manovra decisa dal governo”
    06/09/2011 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    CINQUEFRONDI – L’imminente mannaia da 45,5 mld di euro salvo altre sorprese, che sta per abbattersi sulle teste e nelle tasche di tutti noi, è un’ ulteriore invito alla riflessione che ci accompagna oramai da mesi nel corso di questa crisi interminabile, esplosa in America con il crack delle banche d’affari, poi confluita nella bolla immobiliare, che ha successivamente investito il credito al consumo a stelle e strisce sino a trasportare questo vento tisico in Europa, rivelandoci in tutta la loro nefandezza i c.d. titoli spazzatura emessi incontrollatamente dalle banche americane e irlandesi che hanno poi contagiato, per effetto domino, la parte più debole ed instabile dell’ economia di stati apparentemente robusti, in realtà fragili dentro, come Irlanda, Grecia e Spagna prima, e Italia poi.

    Per capire meglio cosa stia accadendo basta valutare l’andamento odierno dei consumi, quelli quotidiani di ciascuno di noi, che ispirano la produzione ed influenzano il PIL. In questo senso, le stime di crescita per il nostro paese sono abbastanza contenute, per non dire tristi, se pensiamo che la UE ci attribuisce un miserrimo 0,8% su base annua. Un po’ pochino per corroborare la ripresa.

    Presto spiegata quindi l’imposizione della manina dell’Europa sui nostri conti per alleggerire la pressione internazionale capeggiata dagli speculatori tout court : il taglio dei costi ed il rilancio della crescita. La BCE unitamente alla nostra Bankitalia ci hanno imposto praticamente i saldi da cui ben difficilmente ci si potrà scostare. Vien in mente come in tempi non sospetti uno sbugiardato quanto tonitruante Tremonti rassicurava che non ci sarebbe stata la necessità di alcun’altra manovra aggiuntiva oltre quella triennale di finanza pubblica per il raggiungimento dell’ agognato quanto legittimo pareggio di bilancio del 2014, già a suo tempo salata e stimata in circa 40 mld di euro. Salvo ora scoprire che ne dobbiamo ingoiare, e subito, una da 45,5 mld ben più indigesta.

    Ma si sa, son promesse della sera… Quello che tutti certamente sanno è che come sistema Pese siamo indebitati sino al collo ed oltre. Attualmente dal bilancio dello stato anno 2010 leggiamo 1.843.015 in mln di € per il debito pubblico e 1.548.816 in mln di € per il PIL. Per generare quello che poi è diventato il nostro mostruoso debito pubblico ( siamo ad oltre il 119% del PIL, in pratica spendiamo ben oltre quanto produciamo) nessun altro Paese è stato più capace. Come recita spesso il guru Tremonti “…abbiamo il primo debito pubblico del modo pur non avendo la prima economia del mondo…”. Sottile e verosimile, quale più opportuno monito per le nostre scelte elettorali! La classe politica che sin qui ci ha condotto dovrebbe prender atto del fallimento netto, commisurato alla mancata perentoria preoccupazione di predisporre con anticipo e certezza la riduzione del deficit che è sempre stato lì.

    I ministri-manager dello Stato-azienda, non hanno inteso cessare di finanziare le gozzoviglie sulle spese correnti; viceversa oltre che non badare alla riduzione degli sprechi (e tantissimi ce ne sono in ambito pubblico) sono rimasti immobili sul debito già consolidato, non riducendolo, quanto paradossalmente ove possibile (e disponibile) pure foraggiandolo. Tanto paga il bollito Pantalone, ed è meglio che si occupi di queste spinose questioni chi verrà dopo, questo l’irresponsabile motto dei nostri governanti. Oltretutto gli investimenti pur previsti per realizzare la crescita e lo sviluppo, sono stati assorbiti, de facto, da quel ginepraio di inutili società pubbliche, vuoto a perdere, asservite alla politica e necessarie quasi sempre per la sistemazione dei sodali. E’ così che siamo incappati in un sistema che è esploso, anzi imploso, e non da oggi.

    Il nostro odierno debito pubblico si è rivelato concretamente negli anni 70, per impennarsi durante gli anni 80, incrementare negli anni 90, consolidarsi nel 2000 ed ora a crisi mondiale conclamata ci stà inghiottendo. Niente male per una nazione di quasi 61 mln di persone, sulla carta non si capisce bene se la quinta o sesta potenza mondiale, un’economia sommersa che farebbe invidia alla Germania e che da sola raddrizzerebbe i conti pubblici, con una corruzione dilagante specie nella pubblica amministrazione, la piaga flagellante delle mafie come non bastasse, lo status simbol dell’evasione quale regola e costi della politica sopportabili solo per le tasche del sultano del Brunei….