• “Non c’è un cinema, un anfiteatro, una piscina, un auditorium. Perché paesi come Cinquefrondi restano lontani dalla normalità? Cattivi amministratori, e nessuna programmazione”
    01/09/2011 | Giuseppe Campisi | 01/09/2011

    CINQUEFRONDI – Se si volesse (o potesse) fare l’elenco delle eterne incompiute nell’ambito del territorio regionale, ebbene esso risulterebbe davvero corposo, e senza neanche bisogno di grossi sforzi mediatici sarebbe facile rendersi conto di quanta dissipazione di denaro pubblico sia stata perpetrata sempre ai danni dei soliti noti. In questo la Calabria forse detiene un triste primato, unitamente ad altri campionari di inutilità sociali, costi esorbitanti della politica, investimenti a perdere, disinvestimenti a rendere in cui potremmo assurgere a docenti istituzionali. Ma accanto a ciò, vi sarebbe da riflettere su cosa effettivamente manca, o poteva esser realizzato e non lo sia stato. Non bisogna guardare poi molto lontano per riscontrare che a Cinquefrondi lo sviluppo strutturale sia stato davvero carente, in barba ad ogni Fse (Fondo Sociale Europeo) o Fas (Fondo per le Aree Sottoutilizzate) che sia stato previsto dalle teste pensanti dei parlamenti italiano ed europeo e puntualmente incompiuto dalle teste non pensanti dei nostri politici regionali. Certo se si pensa poi che questi stessi fondi vengano dirottati per impieghi diversi al loro originario utilizzo, allora al danno si aggiunga la solita immancabile beffa. E’ quello che è accaduto grazie alle particolareggiate mire territorialiste della premiata ditta Bossi, Tremonti & co. con l’avallo silente e sconcertante del governo regionale, che ha visto puntualmente passare sulle nostre teste un fiume di danaro per opere pubbliche, strutturali e sviluppo che poi si sono dematerializzati, ridotti od addirittura sviati a favore di altre regioni o progetti… Sarà forse un difetto di programmazione amministrativa? O di scarsa accortezza politica? O peggio ancora di rassegnato lassismo ricevuto in dote da tempi atavici e radicato oramai geneticamente nel modo di fare dei nostri rappresentanti? E non duole pensare che molte di queste possibilità siamo costretti a restituirle alla U.E. per manifesta incapacità di spesa, a favore di altre realtà fors’anche meno bisognose del nostro territorio? Si parla tanto di crescita sociale e culturale o di aggregazione giovanile che poi nel merito e nel metodo si impediscono di realizzare quando mancano le strutture apposite. Ma a Cinquefrondi non potevano giovare forse un anfiteatro all’aperto, un cine-teatro-auditorium, un vero palazzetto dello sport polifunzionale, una piscina comunale od anche la creazione di una cooperativa sociale? Non si tratta di opere irrealizzabili, come qualcuno di prim’acchito penserebbe di obiettare. Piuttosto di opere ed attività che sarebbero state lungimirantemente da programmare e da inserire in questi piani di sviluppo dei territori che avrebbero trovato sicure coperture economico-finanziarie, avrebbero rilanciato lo sviluppo in termini occupazionali con positive ricadute, soprattutto in edilizia sul comprensorio, creato dei punti di riferimento e di aggregazione inamovibili per i giovani e non solo, ed arricchito il nostro comune, come altri viciniori, di strutture per certi versi indispensabili per la crescita sociale di una comunità. Scusate se è poco, ma è tanta l’abitudine ad accontentarsi del rado che c’è, da non pensare al troppo che manca. Solo se e solo quando la classe politica riuscirà a svegliarsi e magari a scuotersi da questa forma di torpore avvolgente e inizierà ad interessarsi concretamente al benessere sociale, forse allora si avranno i primi segni di un pur timido ma necessario risveglio che ci potrà proiettare sulla strada delle conquistate opportunità, iniziando a cessare i tanto antipatici termini di paragone con altre realtà che spesso si riportano di bocca in bocca e con stupore, ogni qualvolta si assapora, al nord od all’estero, la normalità.