• Sperpero di soldi pubblici. Fiorito, il “normotipo popolare italiano”
    22/09/2012 | Rosanna Giovinazzo | Edicola di Pinuccio

    SI E’ UN ATTIMO DISTRATTA la presidente della regione Lazio, Renata Polverini: troppo poco per dimettersi. Ma è da dire lo stesso: peccato per lei, la distrazione non depone a suo favore. Chi sta alla guida di un’istituzione che dovrebbe essere al servizio dei cittadini non può permettersi di distrarsi nemmeno per un attimo. Perché si tratta della vita dei cittadini, dei loro soldi di contribuenti, del futuro dei loro figli, che sempre più appare come una terribile incognita. E’ un copione che si ripete: sperperi, arricchimenti illeciti, feste e festini al posto di impegno civile, politico, etico. Ma non voglio ripetermi, esternando ancora una volta tutta la mia accorata indignazione. Voglio invece , questa volta, scagliarmi contro noi elettori, anche se ancora vige il Porcellum, questa legge elettorale che non poteva trovare migliore appellativo, e che in realtà non ci permette di scegliere i nostri rappresentanti.

     

    Si sbraita contro la casta, contro Fiorito, per restare nell’attualità, e contro i tanti e tanti altri che l’hanno preceduto, vista la frequenza con la quale si ripetono la dilapidazione e l’ appropriazione indebita dei fondi pubblici. Michele Serra nell’Amaca di qualche giorno fa ha affermato: “Io questo Franco Fiorito lo conosco. E lo conoscete anche voi. Lo abbiamo visto dietro il bancone di un bar. Alla guida di un autobus. Alla cassa di una pescheria. In coda all’ufficio postale. È un normotipo popolare italiano”. Appunto, è un normotipo popolare italiano, che ha abusato della democrazia, costata tanti sacrifici e tante vite umane. Perché sciupare così un diritto che spetta a tutti (guai se così non fosse!) senza alcuna distinzione? Se la classe politica è tale e tanta, la responsabilità maggiore è proprio degli elettori. Restituiamo il valore vero alla democrazia, ma per fare ciò, dobbiamo prima cambiare noi.

     

    Ferma restando la convinzione che la democrazia è sempre e comunque il sistema migliore, non si può non riconoscere che essa può assolvere alla sua funzione nel modo giusto ed equilibrato, solo se affidata ad un popolo educato alla cittadinanza attiva e che è consapevole prima dei suoi doveri e poi dei suoi diritti. Concludo con le stesse parole di Michele Serra: “Non si cambia un paese se non cambia il suo popolo, non migliora un paese se non migliorano le persone, la loro cultura, le loro ambizioni”.