• Proposta di legge 953. Continua lo smantellamento della scuola pubblica
    09/10/2012 | Rosanna Giovinazzo | Edicola di Pinuccio

    NON VOGLIO IMMAGINARE lo scenario che sarei costretta a vedere ogni giorno se la Proposta di legge 953, approvata in sede legislativa in Commissione Cultura alla Camera e in attesa di essere trasferita al Senato, diventasse legge dello Stato!  Proposta che, messa a punto, all’epoca del governo Berlusconi,  dal sottosegretario all’Istruzione, Valentina Aprea – adesso non più parlamentare ma assessore regionale nella molto discussa Giunta Formigoni – nonostante abbia subito numerosi emendamenti rispetto al progetto originario, è quanto di più grave si possa pensare. E se prima, durante il Governo Berlusconi, la Proposta è stata osteggiata dai partiti dell’opposizione, magicamente, adesso, si trova l’accordo in Commissione.

    Che sia  in atto, da un bel po’ di tempo ormai, un’operazione di smantellamento della scuola pubblica, lo si era capito già, ma questa nuova legge potrebbe accelerare la cosa. Diventerebbero realtà ancora più tangibili, aspetti in nuce, che ancora non tutti riescono a cogliere, quali,  la messa in discussione della democrazia e della libertà di insegnamento, e la privatizzazione, di fatto, della scuola.

    Sarebbe lungo analizzare punto per punto l’intero testo di questa proposta di legge. Solo alcune riflessioni. Nella proposta di legge si parla di riforma degli organi collegiali, così  il Consiglio d’Istituto e il Collegio dei docenti verrebbero sostituiti  dal Consiglio dell’Autonomia e dal Consiglio dei Docenti che avrebbero prerogative limitate e molto diverse da scuola a scuola. Per esempio, il Consiglio dell’Autonomia dovrebbe elaborare uno Statuto autonomo relativo alla gestione dell’istituto e all’organizzazione degli organi interni. Il che significherebbe differenze tra scuola e scuola persino nella composizione e nel funzionamento di organi finora regolati, per tutte le scuole allo stesso modo, dallo Stato (si pensi ai rappresentanti dei genitori o degli stessi studenti) . Il Consiglio dell’Autonomia potrebbe addirittura decidere se e come istituirli. Questa sorta di  autonomia farebbe decadere la funzione istituzionale propria dello Stato, l’istruzione uguale per tutti, perché si avrebbero scuole gestite con saggezza e rispetto  e scuole  dominate dall’arbitrio del dirigente di turno magari poco o per nulla sensibile alle finalità prioritarie della scuola , e ancora, scuole sponsorizzate e scuole  povere, senza fondi. Sì,  perché è previsto anche l’ingresso dei privati nella scuola. Le singole scuole assumerebbero  infatti una forte caratterizzazione aziendale, più di quanto non siano già, poiché è prevista la partecipazione, in seno al Consiglio dell’Autonomia, di esterni.

    Immaginate cosa potrebbe accadere nel caso di erogazione di fondi da parte di questi soggetti esterni! La messa in serio pericolo della libertà d’insegnamento riconosciuta dall’ art. 33 comma 1 della Costituzione italiana. E non solo,  un altro serissimo pericolo in agguato: il rafforzamento, a fronte dell’indebolimento degli organi scolastici,  del potere del dirigente. E cosa dire di quest’altra nuova creatura: il nucleo di autovalutazione! La proposta di legge prevede che esso debba essere designato dal Dirigente Scolastico. Si tratta di un gruppo di persone che avrebbe  il compito di individuare i punti deboli e, si spera, anche i punti forti della scuola, al fine di individuare e mettere in atto situazioni migliorative. E’ facile intuire quanto e come il  Dirigente, sia tentato di scegliere chi è più “comodo” e più accondiscendente ai suoi obiettivi.

    Tutto ciò mira al depotenziamento della centralità dello Stato, alla trasformazione completa delle scuole in aziende, allo strapotere del manager-dirigente, all’asservimento della politica scolastica a quella di mercato. Come se non bastasse la lezione che ci è stata data dal fallimento di una politica tesa al profitto, al mercato, agli interessi dei poteri forti. No, consegniamo anche la scuola a questa logica assurda e devastante.

    Quanto sarebbe invece meglio orientare gli sforzi di tutti, politici, rappresentanti di categoria e della società sana, che pur c’è, verso la soluzione di  contraddizioni e problemi endemici della scuola italiana, che rendono il lavoro di molti (non tutti) docenti, un vero e proprio atto di eroismo. Lavorare in condizioni difficilissime con 30/35 alunni per classe e, di contro, categorie privilegiate, per esempio docenti di strumento musicale che insegnano ad uno, due studenti o comunque ad un esiguo gruppo! Contraddizione evidentissima e situazione che offende chi, docente allo stesso modo, deve insegnare in classi- pollaio. Che pur sarebbe una cosa bellissima garantire l’insegnamento di uno strumento musicale – io  auspicherei per tutti – ma garantendo prima condizioni dignitose agli insegnamenti prioritari…E pensate ancora alle situazioni dell’edilizia scolastica, della sicurezza, ai disagi cui spesso devono far fronte soggetti deboli con handicap ecc. ecc.

    Dal mondo della  politica c’è da aspettarsi ben poco. Allora è il mondo della scuola che deve far sentire la sua voce facendosi promotore di una giusta ed efficace politica scolastica, mettendo da parte però quei meccanismi aziendalistici e manageriali che si sono prepotentemente insinuati anche in questo mondo che invece dovrebbe , proprio per la sua peculiare finalità, esserne completamente privo.


     
  • 4 commenti

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    1. Nerone

      Ottima requisitoria sulla scuola di oggi e del domani, ma vorrei chiedere alla prof. : i sindacati dove sono? Non hanno sempre fatto orecchie da mercante alle richieste della base della scuola, nascondendosi molto spesso dietro assurde richieste per nascondere agli iscritti la loro connivenza col governo ed il ministro di turno?
      La prof. sa che la scuola è stata da sempre l’orticello del ministro di turno a cui i sindacati hanno dato libertà di movimento in cambio di piccole e, a volte, deleterie concessioni (leggi DOA di alcuni anni addietro, leggi compresenze nella scuola primaria in particolare, leggi insegnamento della religione cattolica ecc.
      Quindi credo che, giusto recriminare col governo, ma nello stesso tempo è da rimproverare i sindacati per il loro scarso o nullo interessamento e richiamarli al rispetto del loro vero ruolo istituzionale.

    2. Rosanna Giovinazzo

      I sindacati, in massima parte, sono funzionali al sistema. Non credo vi sia molta differenza tra un rappresentante della politica ed uno del sindacato. Ed invece la differenza, che è già istituzionale, dovrebbe essere sostanziale. I sindacati sono corresponsabili di tante storture proprio perchè simili ed integrati, per ragioni legate al potere, al sistema…

    3. maurocanta

      Lavoro nella scuola da 20 anni sono di centro sinistra ma non mi trovo d’accordo con la Giovinazzo in nessuno dei punti analizzati. Mi sembra ora di cambiare

    4. Rosanna Giovinazzo

      Giusto, ad ognuno le proprie idee. Io dico che l’opera di smantellamento gia’ iniziata da tempo nella scuola italiana, sara’ così definitiva ed irreversibilie.

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