Ricatto si, ricatto no. Cosa nascondano veramente le intercettazioni dei colloqui tra Mancino ( il vero intercettato) e Napolitano (l’interlocutore, privato cittadino) pochi lo sanno. Tra questi, oltre agli esecutori materiali, la procura di Palermo titolare dell’inchiesta ed invero, i dialoganti. Troppo delicato è però il tema di cui si discetta. E’ la prevalenza dell’interesse generale sulla materia dovrebbe portare a più miti consigli anche la levata di scudi da parte del Quirinale che, lancia in resta, si è precipitato a dar fuoco alle polveri della polemica montata su giornali e mass-media e che di certo è destinata ad alimentare il rogo del chiacchiericcio dilagante. Per cui non s’è pensato meglio da fare che investire del casus belli la Corte Costituzionale per la presunta lesione delle prerogative costituzionali in capo al Presidente della Repubblica, affiancando nella vicenda l’Avvocatura dello Stato, il Procura della Cassazione, il Governo e Consiglio Superiore della Magistratura con un fuoco di fila di inusitata proporzione che da soli basterebbero ad abbattere una legione di magistrati. Ma tant’è, la procura di Palermo pur rimettendosi al giudizio, per nostra grande fortuna non s’è lasciata intimidire, dichiarandosi pronta a ribattere colpo su colpo, costituzione in mano. Dunque, la sete d’informazione assume i contorni d’una contagiosa smania pruriginosa e tutto questo cianciare alimenta giustamente la curiosità dell’uomo medio che si pone una semplice (ma reiterata) domanda : se la trattativa Stato-mafia è solo presunta, ma che ci sarà mai allora di tanto indicibile da nascondere, perfido da occultare, riconoscibile da eclissare a tal punto da render ombroso come un cavallo il massimo vertice istituzionale invero custode delle regole democratiche e rappresentante di ciascun cittadino e fargli imbracciare le armi del ricorso contro un altro organo indipendente e costituzionalmente garantito, spalancando le porte ad un clamoroso conflitto d’attribuzioni tra poteri dello Stato? Un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi ma tre indizi fanno una prova. E’ evidente che Mancino non si senta tranquillo avvertendo il fiato sul collo dei magistrati palermitani che già intravede per la via dell’uscio di casa sua pronti a fargli inquietanti domande e magari a riceverne non esaustive ma preoccupate risposte. Ed il motivo di questo turbamento potrebbe risiedere nel fatto che egli sappia molto più di quanto non voglia dire e con lui, i compagni di merende di quella cupa stagione stragista che ha attraversato con morti innocenti e devastazioni le vite di molti connazionali. Prova ne è lo strale della velata minaccia, che stretto da questa angosciosa solitudine, nel parlare coi magistrati possa incorrere nel pericolo, non voluto, di tirare in ballo altre figure rappresentative coinvolgendole nel tritacarne mediatico. Ed ecco che il paladino Napolitano prendendo a cuore il caso del povero Mancino che tanto sà della verità e non vorrebbe dire se non costretto, affila le armi della pressione istituzionale e si catapulta a vedere cosa possa fare intercedendo presso il Procuratore Nazionale Antimafia Grasso, chiedendo sul caso maggiore e migliore coordinamento. Il cui significato non è poi così recondito. Allora, si consenta ai magistrati di indagare liberamente, non trincerandosi dietro cavilli capziosi e pretese lesioni di prerogative istituzionali, per giungere celermente alla conclusione delle investigazioni a poter finalmente disvelare quella verità che si avverte nell’aria, agognata quanto scioccante, ma che alcuni tentano stoltamente di nascondere come la polvere sotto il tappeto. Gesto ancor più incomprensibile se a compierlo par essere proprio il primus inter pares. E’ questo modus operandi che rende chiaro la modesta statura istituzionale di Napolitano. Assolutamente non paragonabile con il più vero e grande Presidente che questa repubblica ha sinora prodotto : Sandro Pertini. Certamente potrà rivendicare alla storia il merito di esserne stato un sicuro antagonista. gc
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Napolitano non si frapponga al corso della verità quale diritto inviolabile degli italiani che rappresenta31/08/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio