• Le proteste degli autotrasportatori ed i disagi per i lavoratori. Autosostenibilità economica, carburanti alternativi e la rete che non c’è
    25/01/2012 | Francesco Bonini | Edicola di Pinuccio

    il distributore di metano di polistena

    LA PROTESTA degli autotrasportatori sta mettendo in ginocchio l’intero Paese. Ma la loro indignazione e le loro rivendicazioni possono essere quelle di chiunque faccia uso del proprio automezzo per spostarsi per motivi personali o di lavoro. L’aumento esponenziale del prezzo dei carburanti, le politiche dissennate e discriminatorie delle compagnie di assicurazione colpiscono tutti, in particolar modo gli automobilisti delle zone in cui alta è la percentuale di denunce di incidenti stradali  e che sono contemporaneamente  prive di  forme di collegamento tramite mezzi pubblici che dovrebbero fornire adeguata alternativa all’uso del mezzo proprio. Nella realtà della Piana di Gioia Tauro la situazione è particolarmente grave e pesante per i lavoratori pendolari costretti all’uso del mezzo proprio per raggiungere il posto di lavoro distante anche solo pochi chilometri dalla residenza abituale. Si pensi ad un dipendente residente nel comune di Giffone, di San Pietro di Caridà o di Delianuova che debba raggiungere con i mezzi pubblici, ad esempio, la città di Palmi, secondo comune della provincia di Reggio per densità abitativa e sede circondariale di uffici e servizi.

     

    L’odissea è complicata da spiegare in queste righe e lasciamo solo immaginare i disagi effettivi. Ed allora ci si attrezza e si fanno sacrifici per mantenersi un’auto, magari condividendola, per i più fortunati, con qualche altro lavoratore dello stesso posto nelle medesime condizioni. A questi disagi di routine  nessuna classe politica ha pensato di trovare rimedio. I politici d’altronde il problema non lo vedono neppure , loro viaggiano con le auto blu e con gli autisti, non hanno problemi di rifornimento né di coincidenze, vedono sopprimere intere linee ferroviarie, corse di autolinee, centinaia di treni senza battere ciglio trincerandosi dietro la necessità di “tagliare” in nome dell’austerità e del risparmio necessario.  Ai disagi “normali” si aggiungono, in questo periodo quelli  indotti e momentanei derivanti dalla protesta degli autotrasportatori. Sono bastati tre giorni di blocco totale della categoria per metterci difronte ad una innegabile realtà: dipendiamo da loro. I settori particolarmente colpiti sono quello dei generi di prima necessità e quello dei carburanti, a cascata tutto il resto. In questi campi la politica ha giocato e gioca un ruolo negativamente determinante. L’assenza totale di atti concreti volti alla riduzione del trasporto su gomma in favore di quello su rotaie (quelle rimaste) l’altrettanto pesante assenza di politiche volte allo sviluppo dell’autosostenibilità dell’economia con incentivi a nuove imprese locali per la produzione a chilometri zero, costringono all’importazione (su gomma)  di tutto ciò che oramai è entrato a far parte della vita quotidiana di ognuno di noi. Gli scaffali dei supermercati e dei centri commerciali sono, in soli tre giorni, rimasti vuoti perchè la merce non arriva. Ma qualcuno ha provato solo una volta ad analizzare a fondo ciò che c’è sugli scaffali? Quanti prodotti arrivano nella nostra zona da migliaia di chilometri di distanza?

     

    diesel e benzina esauriti

    La domanda del cittadino comune non esperto di economia che sorge spontanea è: “possibile che quanto si produce da altre parti non possa essere prodotto anche da noi?” E l’esempio potrebbe essere esteso anche al settore non alimentare. L’altro fronte “caldo” è quello della distribuzione dei carburanti. Assistiamo oramai alla ricerca affannata e quasi sempre senza esito, di un distributore che abbia ancora qualche litro di gasolio o di benzina da vendere. Le autocisterne sono ferme anche loro e le riserve delle pompe si sono esaurite progressivamente per il diesel e la benzina. Sembrano passati anni luce da quando si riforniva l’auto di benzina (il diesel era un miraggio) con poche lire. A distanza di qualche decennio l’unica politica è stata quella di incentivare le vendite di auto diesel, per buona pace dei petrolieri, senza riservare particolare attenzione a carburanti o alimentazioni differenti. Da qualche anno si è sviluppata la rete di distribuzione del GPL che viaggia, ahinoi, anch’esso su gomma e quindi è destinato ad esaurirsi alle pompe. Per non parlare poi della rete del metano, praticamente inesistente in Calabria (due distributori a Polistena e Cosenza) e poco diffusa in tutte le regioni del centro sud Italia. Eppure i metanodotti attraversano l’intero territorio nazionale. Chi vive nei dintorni di un distributore di metano può considerarsi fortunato due volte, la prima per l’abbattimento notevole dei costi, la seconda, che si scopre proprio oggi per effetto dei disagi, per non dipendere dalla rete gommata di rifornimento in quanto i distributori attingono direttamente alla rete dei metanodotti e non aspettano lo scarico delle autocisterne.  Nonostante tutto non vi è traccia di politiche volte all’incentivazione all’acquisto di mezzi a metano (a chi non conviene?) anche in considerazione dell’abbattimento dei livelli di inquinamento ambientale, né si vede manco in lontananza l’intenzione di allargare la sua rete di distribuzione.  In attesa che qualcuno si accorga di tutto questo, accontentiamoci del fatto che l’Italia si è stabilita, notizia di ieri, un limite minimo del 10% di auto elettriche entro il 2020 ed aspettiamo fiduciosi che la situazione si sblocchi e porti i giusti vantaggi a tutti gli utenti della strada magari anche inventando  un sistema che premi quelli particolarmente corretti e penalizzi i disonesti (leggi rca)


     
  • 1 commento

    1. Mimì Giordano

      Cari amici di EDP,
      per prendere coscienza su cosa ci sia dietro i costi esorbitanti dei carburanti e per essere informati su quanto le compagnie petrolifere ma anche lo Stato Italiano ci marcino,vi propongo il link sotto riportato.Le speculazioni petrolifere e statali stanno depredando le aziende di autotrasporto di ogni leggitimo profitto del loro lavoro. Fà rabbia,sopratutto, la condizione dei dipendenti di queste aziende che fanno turni di lavoro massacranti per potersi tenere stretto il posto di lavoro e il modesto stipendio. Per gli atutotrasportatori aumentare il costo del servizio di trasporto alle aziende del sud Italia in grave condizione recessiva, sarebbe autolesionistico in quanto risulterebbe inaccetabile alle aziende servite l’aggravio dei costi. Insomma,tutti nella stessa barca.Per questo motivo- ed esprimo il mio libero parere – è giusto essere uniti e solidali in questa battaglia dei camionisti.
      Buona giornata
      Ecco il link :http://www.youtube.com/watch?v=bvrZi-xN6nw

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