MI TENGO un po’ nelle mani quelle parole, “Oltre la rassegnazione”, le rivolto, le smonto. Le guardo in controluce, penso ai miei 35 anni, a questo paese che ogni giorno sembra accartocciarsi di più, alle sue botteghe del rancore. Ripasso nella mente il tragitto sempre uguale delle dicerie, via Vittorio Veneto, la piazza, il comune, e ritorno. Conto le frasi precotte sui manifesti della politica, l’altro da sé neppure riconosciuto come interlocutore. Mi viene da riflettere sull’ideologia dell’appartenenza, la mistica della radici: testa ripiegata all’indietro e futuro lasciato a marcire. Davvero – noi che siamo stati giovani fino a un attimo fa – abbiamo tessuto sogni così pigri che si trovano comodi in quest’asfissia meridionale?
Il 3 giugno Kalamé e Rinascita ospitano il teatro di Paolo Cutuli. Largo del Tocco, ore 21.30