REGGIO CALABRIA – Il diritto alla tutela della salute dei cittadini statuito dalla Costituzione è stato al centro dell’incontro svoltosi nei giorni scorsi nei locali della Cisl di via dei Correttori, tra il segretario generale Domenico Serranò ed i dirigenti sindacali del comparto Sanità. Il quadro generale presenta molteplici ma soprattutto ataviche criticità che tardano, nonostante i progetti manifestati negli anni dai vari amministratori della cosa pubblica, ad essere avviate a soluzione col rischio di generare conseguenze nefaste sui cittadini inermi ed anche sulle casse regionali (peraltro già abbastanza anemiche) che si ritrovano obtorto collo a dover far fronte alle ingenti spesi derivanti dall’emigrazione sanitaria. Più ombre che luci sembrano caratterizzare il pianeta Sanità reggino. L’elenco delle incompiute è sempre più lungo. Qual è lo stato dell’arte della tanto decantata riorganizzazione che partiva dalla base coinvolgendo il medico di famiglia? Dei c.d. poliambulatori deputati a fornire un’efficiente risposta specialistica, dei servizi di emergenza ed urgenza, dei servizi ospedalieri (hub, spoke, generali)!? Buoni propositi a quanto pare scritti perlopiù sulla sabbia. Le conseguenze sul piano pratico sono estremamente negative.
Liste di prenotazione lunghissime e datate nel tempo, organici carenti, pronto soccorso sempre più oberato di lavoro, disorganizzazione del personale, non rappresentano più l’eccezione ma stanno divenendo la regola! Molti reparti continuano ad erogare i peculiari servizi all’utenza grazie all’abnegazione ed allo spirito di sacrificio degli addetti ai lavori. In questo contesto particolarmente difficile l’Azienda ospedaliera Bianchi – Melacrino – Morelli non rappresenta la classica isola felice, tutt’altro. Il collasso è dietro l’angolo. Dov’è l’integrazione ospedale – territorio? Serve un salutare cambio di passo delle istituzioni e di tutte le componenti del pianeta Sanità. E’ l’ora delle responsabilità. Occorre un fronte compatto scevro dai “particolarismi” che sovente echeggiano e rischiano di inficiare il diritto alla salute dei calabresi.