• Ecco la consistenza della spending review. Ma la patrimoniale soggettiva (invocata per altri) resta inattuata
    04/07/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio

    LO START UP della spendig review starebbe per materializzarsi e già nelle bozze dei cinque titoli si intuirebbe che, data la materia da trattare, non ci sarebbero spazi  ad esclusioni. D’altronde, l’obiettivo conclamato è quello di racimolare gli 8/10 miliardi di € che servono per scongiurare lo spauracchio dell’aumento dei 2 punti dell’iva ad ottobre (eredità degli impegni tremonti-berlusconiani) ed in più far fronte alla “grana” esodati ( circa 55.000 unità) ed al disastro inattesto del sisma in Emilia. Ed ecco che il conto è servito. Le cesoie del commissario Enrico Bondi dovrebbero lavorar di fino promettendo, come annunciato per bocca dello stesso Premier, che l’intervento sarà inteso più quale chirurgico che strutturato sugli odiosi tagli lineari. Ma la finalità non celata è che a partire dal 2014 questa revisione della spesa possa, a règime, consentire una “rendita” d’abbattimento della spesa pubblica per circa 10 mld di € all’anno. I settori d’intervento presi in esame spaziano dalla sanità (tra i capitoli più colpiti) agli enti locali, dagli acquisti per la P.A. ai Ministeri e poi pubblico impiego, militari,  patrimonio pubblico ed enti da sopprimere iniziando con le provincie. Di seguito, cercheremo condensare una breve sintesi sui possibili provvedimenti anche se, una dichiarazione ufficiale della Presidenza del Consiglio riporta che – ogni contenuto diffuso da notizie di stampa  è da considerarsi privo di fondamento, precisando che il provvedimento è ancora in corso di stesura, in virtù degli incontri intercorsi in data odierna con le parti sociali e gli enti locali e alla luce del confronto con i Ministeri interessati – . In ogni caso da quel che trapela, dalla riduzione della spesa sanitaria si dovrebbe ricavare un risparmio di un miliardo di euro già da quest’anno e di due miliardi a partire dal 2013, con un’equivalente riduzione del Fondo Sanitario Nazionale. Dovrebbero venir rideterminati i tetti della spesa farmaceutica territoriale e ospedaliera, chiuse le mini strutture di ricovero fino a 120 posti letto, rinegoziati al ribasso i contratti di appalto, riviste le convenzioni con le strutture private accreditate, ridotti i fondi per l’acquisto dei dispositivi medici, aumentato il contributo delle farmacie all’equilibrio del sistema e delle aziende farmaceutiche all’eventuale sforamento dei tetti di spesa. Non meno indolore dovrebbe essere il contributo ricavato dai trasferimenti dallo Stato centrale verso le amministrazioni locali. Alle Regioni a statuto ordinario verrebbe  chiesto un contributo di 700 milioni di euro nel 2012 e di 1 miliardo a partire dal 2013. Quelle a statuto speciale e le due province autonome di Trento e Bolzano dovrebbero contribuire con 500 milioni quest’anno e con un miliardo a partire dal 2013. Ed ai comuni potrebbe essere  imposto un taglio ulteriore delle risorse di 500 milioni quest’anno, e addirittura 2 miliardi dall’anno prossimo, mentre le Province (che al di là del piano di accorpamento le cancellate di sicuro sarebbero quelle delle città metropolitane, e comunque più nessuna potrebbe assumere a tempo indeterminato) dovranno risparmiare 500 milioni nel 2012 e 1 miliardo dal 2013. Gli enti locali subirebbero  limitazioni alle assunzioni: rendendo possibile il turn-over  nei limiti del 20% da quest’anno al 2014, del 50% nel 2015 e solo dal 2016 concederebbe nuovamente la possibilità  di assumere un numero di dipendenti uguale ai pensionandi. L’attenzione di Bondi si sarebbe poi concentrata sugli acquisti di beni e servizi da parte delle amministrazioni pubbliche, individuando  << circa 60 miliardi di euro  sui quali si può risparmiare tra il 20 ed il 60% con regole molto più incisive, – avrebbe commentato Bondi alle parti sociali – >>. A cominciare dalla nullità dei contratti di fornitura siglati fuori dalle convenzioni Consip, la centrale d’acquisto dello Stato, che non rispettassero i prezzi di riferimento da questa stabiliti, con riserva  in ogni caso del diritto di recesso da contratti sottoscritti allorquando ci si trovasse in presenza di condizioni migliorative. Un altro aspetto riguarderebbe il taglio del 50% della spesa per la carta, con precisi obiettivi riguardo la dematerializzazione degli atti, la riduzione dei costi della telefonia fissa e mobile, e la razionalizzazione del patrimonio immobiliare. Ci sarebbe poi da procedere alla rinegoziazione, in termini quantitativi e qualitativi, delle convenzioni stipulate con i Caf. Anche per il comparto Istruzione sia pubblica che privata, razionalizzazione in vista con possibili accorpamenti, mentre anche per le c.d. auto blu, si rappresenterebbe una cospicua riduzione, fino al 50%. Verrebbero soppressi circa otto tra IstitutI e centri di ricerca con redistribuzione di componenti e funzioni tra Cnr, Istituto nazionale di fisica nucleare e Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. E si starebbe pensando anche ad un blocco degli adeguamenti Istat per gli affitti pagati dalle pubbliche amministrazioni nonché ad un taglio all’organico delle forze armate «in misura non inferiore al 10%». Or dunque, in un’azione ad ampio spettro come quella che indiscrezioni di stampa vanno fornendo ed anzi aggiornando, vi è una attesa risposta che il Governo continua a prorogare all’opinione pubblica rispetto all’enunciate azioni : se e quando gli illuminati tecnocrati, che così ampio lustro stanno effondendo col loro prezioso operato all’attuale esecutivo in surroga, si sforzeranno d’elaborare una patrimoniale soggettiva, invero tanto sensibilmente invisa ma anche così stranamente efficace. Giuseppe Campisi