• Allarme Cgil: “In un anno persi 14 mila occupati in Calabria, e la Regione dimentica i 5300 Lsu. Serve un Piano regionale per il Lavoro”
    21/10/2011 | C. Carlino, S. Genco, Cgil regionale

    CATANZARO – “Basta con la propaganda! In Calabria nell’ultimo anno si sono persi 14 mila posti di lavoro senza che questo governo regionale muovesse un dito per difendere i livelli occupazionali e le attività produttive. Dalla Regione Calabria ci si sarebbe attesi delle risposte concrete, strategiche, innovative per creare occupazione, e non certo una Borsa Lavoro, un sistema che crea inevitabilmente sacche di precariato. Lo chiarisce bene l’avviso pubblico, lo status di chi viene assunto: non costituisce rapporto di lavoro per i borsisti. La Cgil Calabria dice no con forza a questo modo di fare politica,di amministrare e di utilizzare le risorse pubbliche. Ritiene al contrario,urgente e non piu rinviabile, investire sulla qualità del lavoro. Il lavoro, cioè, con diritti e tutele, stabile, duraturo, che non condizioni i giovani e li tolga dal ricatto della ndrangheta. i 2846 borsisti per novi mesi saranno precari e poi non si sa. Ancora una volta, ci dispiace dirlo, si gioca con il lavoro, creando ulteriori sacche di instabilità e precarietà, senza immaginare progetti capaci di dare futuro a una generazione. Si creano slogan, si fa propaganda e non si risolvono i problemi strutturalmente. Sono davvero sempre meno chiare le risposte ai disoccupati calabresi, ai tantissimi giovani costretti ad andare via (lo svimez parla di ben 14mila emigrati). Inoltre la giunta non muove un dito per quelli che già precari lo sono, a partire dai 5300 LSU LPU, invisibili ormai e senza nemmeno certezze sui pagamenti, oltre che sul loro futuro. La loro stabilizzazione è un passo dovuto. E deve questa giunta dare loro e a tutti i precari calabresi la giusta attenzione. Necessario inoltre, lo chiediamo con forza, un Piano del Lavoro Regionale, che finalmente crei occupazione autentica, partendo da un tavolo regionale di analisi sulla precarietà, che coinvolga le organizzazioni sindacali e le buone imprese. Non ci possiamo accontentare di fumo negli occhi, non possiamo lasciare immaginare che i 23 milioni di euro spesi per le borse, sono solo un’esperienza di lavoro, un mero finanziamento alle imprese che possono ricorrere alle assunzioni, senza criteri oggettivi e di merito. E riteniamo pertanto non giusto continuare su questa linea, ma invertire la rotta, creare giuste occasioni a chi ama questa regione e vorrebbe rimanere qui”.