COSENZA – La protesta di Cetraro di sabato scorso di un gruppo di immigrati che chiedevano di avere finalmente una risposta alle loro richieste di asilo politico in Italia, all’ottenimento o rinnovo del permesso di soggiorno è solo l’ultima eclatante manifestazione di un dramma dimenticato di questa regione. Quello dei migranti che da anni aspettano di vedere riconosciuti i loro diritti. Nell’ottobre scorso era stato Crotone teatro di alcune clamorose iniziative di protesta di alcuni immigrati che avevano minacciato il suicidio perché disperati per la mancate risposte dello Stato italiano alle loro istanze. In Calabria ( e non solo) c’è questo dramma che sembra non interessi a nessuno, che si vorrebbe quasi rimuovere, cancellare, come se quelle persone che protestano, per rivendicare loro diritti, non fossero degli essere umani ma dei fantasma! Solo grazie all’attenzione e al clamore di qualche media, particolarmente sensibile a queste problematiche civili e sociali, si scopre, dopo qualche iniziativa eclatante, il problema in tutta la sua drammaticità, come documentano in modo inconfutabile le cifre. In Calabria attualmente ci sono 1019 migranti in attesa di una risposta alle loro istanze da parte dello Stato. Di questi 1003 sono richiedenti asilo. Ci sono poi centinaia e centinaia di ricorsi pendenti da anni presso il Tribunale di Catanzaro di rifugiati che aspettano di ottenere la protezione umanitaria in Italia. Sono casi di disperazione di tanti poveri immigrati costretti ad aspettare anche degli anni prima di vedersi riconosciuto un loro diritto. Diritti Civili sono oltre 20 anni che combatte per difendere i diritti civili e umani di tanti immigrati. Abbiamo combattuto e aiutato in tutti questi anni decine e decine di immigrati. Negli ultimi mesi abbiamo risolto, dopo una lunga battaglia, i casi di Kate e Alexandrina, due giovani immigrate, della Nigeria e della Romania. Per Kate Omoregbe siamo riusciti ad ottenere l’asilo politico, sotto forma di protezione umanitaria. La ragazza nigeriana se espulsa dall’Italia rischiava la lapidazione nel suo Paese per essersi rifiutata di sposare una persona molto più grande di lei (un musulmano che l’aveva anche violentata) e per non essersi voluta convertire alla religione islamica lei che è cristiana. Le stragi di cristiani di queste ultime settimane in Nigeria dimostrano quanto fosse assolutamente vera e giustificata la paura della giovane nigeriana e quanto sia importante e urgente considerare i casi come quelli di Kate di chi per sfuggire alle persecuzioni, di chi per difendere la propria libertà e la propria fede, rischia la vita. Un paese civile, come l’Italia, ha il dovere di accogliere queste persone, di dare risposte a questi immigrati, di dare loro ospitalità, protezione, assistenza. Così come è stato fatto per la ragazza nigeriana, grazie ad una bellissima iniziativa umanitaria e campagna di solidarietà che per mesi il Movimento Diritti Civili ha condotto e che Calabria Ora ha sin dall’inizio fortemente sostenuto. Quanti sono le Kate (vale naturalmente per le donne così come per gli uomini immigrati) che non conosciamo che rischiano la vita, che per difendere i loro ideali, la loro libertà, che per sfuggire alle persecuzioni, alle minacce di morte, per cercare di sopravvivere, per curarsi, in alcuni casi, sono stati costretti a fuggire e lasciare i loro paesi, ad abbandonare tutto, le loro città, i loro villaggi, le loro radici, i loro affetti, le loro famiglie. Arrivati in Italia aspettano di trovare quella libertà, quella solidarietà e quella accoglienza che un Paese civile ha il dovere di offrire loro, di garantire; si ritrovano invece molto spesso confinati e abbandonati nei centri di prima accoglienza o in altre strutture, che più che di accoglienza sembrano dei piccoli lager, in attesa che venga esaminato il loro caso, giudicata la loro istanza, riconosciuto il loro diritto. E’ gente povera e disperata, che per protesta, per rivendicare i loro diritti, deve inscenare proteste clamorose, arrivando addirittura a minacciare il suicidio, come è successo nell’ottobre dello scorso anno a Crotone. Spesso per questi migranti si consumano tragedie in solitudine, nel silenzio e nella indifferenza delle istituzioni. Oggi c’è questa emergenza profughi che aspettano di ottenere l’asilo, la protezione umanitaria o il permesso di soggiorno. Un Paese civile, uno Stato di diritto ha il dovere di dare delle risposte a questi immigrati che spesso fuggono dalla guerra, dalla miseria, dalla fame, dalle malattie, dalle persecuzioni per cercare aiuto e fortuna in Italia e in altre Nazioni democratiche. Non possiamo trattarli come fantasmi. Sono degli essere umani e come tali vanno trattati e rispettati.
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Il dramma dimenticato dei migranti di Cetraro07/02/2012 | Franco Corbelli, Movimento Diritti civili | Calabria Ora